Operazione macedonia
“Non possiamo servire questa roba ai nostri passeggeri”, disse Lynn McJarrow indicando i piatti di frutta imbarcati alla partenza. “Ne va della reputazione della South African Airways”. Sfruttando la velocità e l’autonomia del quadrimotore Douglas DC-7B, dal 1957 l’East coast express collegava Johannesburg a Londra, con un solo scalo tecnico. Era il servizio più rapido con un aereo a elica, ma quella frutta immangiabile rischiava di tramutare un’esperienza memorabile in un disastro d’immagine. “Buttiamola via”, suggerì una collega. “Mentre a Khartum facciamo rifornimento, apriamo il portello e buttiamo via questa roba imbarazzante”. “E poi facciamo rapporto. Non è possibile che Johannesburg ci tratti così”, aggiunse uno steward, con la voce ferma che lasciava immaginare trascorsi militari. “La nostra base principale – mica uno scalo qualunque!”.
Per quanto sussurrate per non disturbare il riposo dei passeggeri, le lamentele prendevano forza. “Sentite, ragazze – disse lo steward – capisco come vi sentite, ma il nostro sdegno non ci tirerà fuori dai guai. Da come la vedo io possiamo solo dire che la frutta è rimasta a terra, saltare la colazione e imbarcarne altra a Khartum. Possibilmente buona”.
“Veramente, una soluzione ci sarebbe”, disse Lynn. “È lì – aggiunse, indicando la galley con i pasti dell’equipaggio – se rinunciamo al nostro spuntino, potremo trasformare la nostra dotazione di frutta in macedonia fresca”. Le difficoltà non erano però finite. I coltelli non erano abbastanza affilati per tagliare la frutta senza rovinarla e sporcare tutto l’ambiente. Il quale, a sua volta, non era stato concepito per cucinare ma solo per servire. Qualche battuta serviva a esorcizzare il timore di non farcela in tempo. “In fondo siamo state fortunate. Se la rotta passasse dalla costa occidentale, facendo scalo o roba del genere, ci metteremo solo 18 ore… tre ore di meno per risolvere i problemi in cucina!”. “E pensa quando anche noi metteremo in servizio i jet … come faremo a improvvisare?”.
Nonostante tutto, il lavoro procedeva spedito e la frutta andava ammucchiandosi a vista d’occhio. Tra un taglio e l’altro, le hostess tenevano d’occhio i passeggeri assopiti e le lancette dell’orologio. Come Dio volle, poco prima dell’ora di colazione la macedonia era pronta per essere servita. “Mai vista frutta tanto bella in tutti i miei voli precedenti”, si spinse a dire uno dei passeggeri. La risposta di Lynn si limitò a un sorriso.
Macedonia di frutta (6 persone)
1 arancia (o 2 mandaranci), 2 pere, 2 banane, 3 fette di melone, 3 fette di ananas, 1 mela, 5 o 6 fragole, 10 acini d’uva, 3 cucchiai di Maraschino (se piace), 3 cucchiai di zucchero, succo di 1 limone.
Esecuzione
Lavare e sbucciare la frutta, pelare al vivo l’arancia, tagliare a metà gli acini d’uva e privarli dei semi. Tagliare la farutta in pezzi di dimensioni simili. Mescolare con il succo di limone e lo zucchero; eventualmente unire il liquore. Variare gli ingredienti a seconda della stagione, aggiungendo quanto sia disponibile. Per una versione esotica, sostituire zucchero e Maraschino con miele e acqua di rose, unire un cucchiaino di zenzero fresco grattugiato, filetti di datteri e spolverare con cannella