Cybernetics

Di Luigi Martino

Apple vs Fbi: criptografia o logica di mercato?
La diatriba Apple vs Fbi si è risolta con un assoluto punto a favore della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. In particolare, con lo sbocco dell’iPhone 5c di Syed Farook, le istituzioni americane hanno voluto inviare un chiaro messaggio ai grandi provider della Silicon Valley: la sicurezza nazionale prevale sulle logiche di mercato e sui singoli diritti dei consumer. Tuttavia, il messaggio non sembra essere stato recepito dagli over-the-top in quanto, subito dopo il rilancio della notizia dell’avvenuto sblocco dell’iPhone di San Bernardino, il colosso dei social network – Facebook – ha annunciato di aver dotato WhatsApp (l’applicazione di messaggistica) di un sistema di criptografia per consentire “una maggiore privacy” agli utenti.
Sembra, dunque, di assistere a una partita tutt’altro che chiusa. Infatti un ulteriore tassello a favore del “sacro egoismo nazionale” è stato aggiunto a pochi giorni dalla decisione presa dal giudice di Boston, Marianne Bowler, che ha ordinato alla Apple di fornire alle agenzie governative “l’assistenza tecnica per l’estrazione di dati dal dispositivo, la copia dei dati dal dispositivo su un disco rigido esterno o altro supporto di memorizzazione, restituendo il supporto di memorizzazione di cui sopra alle forze dell’ordine e/o alla disponibilità dell’Fbi”. Dalla vicenda emergono quindi due schieramenti diametralmente opposti: da un lato i difensori della privacy, dall’altro lato i fautori della supremazia della sicurezza nazionale rispetto ai diritti di riservatezza.
Al netto degli schieramenti, dal caso emergono delle linee di analisi molto interessanti. In primo luogo, la vicenda ha dimostrato che la tecnologia può essere un elemento di forza e debolezza allo stesso tempo. Ovvero, lo sblocco da parte di Fbi – o tramite un aiuto esterno – evidenzia come, a oggi, la maggior parte dei sistemi, commerciali e non, possano essere “bucati”. Il secondo punto è più inerente agli interessi in gioco: in qualche modo l’Fbi ha voluto dimostrare la supremazia della sicurezza nazionale rispetto agli interessi dei consumer della Mela di Cupertino. Apple, dal canto suo, sottolineando la ritrosia a collaborare con l’Fbi, ha voluto far intendere di non voler creare un precedente che potrebbe voler significare un ottimo pretesto per governi o Paesi non molto sensibili ai diritti umani. Rimane sempre da sottolineare la singolare coincidenza: dall’apertura di questa vicenda, la Apple è riuscita a restringere il margine di perdite accumulate anche a causa di un calo nella vendita degli iPhone. La coincidenza è utile a dimostrare che, forse, le logiche di mercato hanno recitato un ruolo da protagonista in questo caso.