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Wars & the city
Sottovalutare le capacità predittive dei creativi e cadere nella tentazione di guardarli con sufficienza, in nome di una saggezza pratica, potrebbe rivelarsi un errore. All’apice della potenza economica e influenza globale giapponese negli anni Settanta-Ottanta, dal Sol levante giunsero in Europa, sugli schermi e nel formato di cartoni animati, i robot, giganti meccanici spaziali che replicavano l’eterna saga dei samurai. Ma dopo gli anni ruggenti dell’influenza culturale e del soft power nipponico, a Daitarn 3 successero i Transformers, che avevano molto più a che fare con il culto americano della potenza motoristica, quali gigantesche allucinazioni-proiezioni di un mondo popolato di Suv sempre più grandi e simili a corazzati leggeri. Finiti nella polvere dei ricordi d’infanzia, i robot sono tornati recentemente nelle mani dei militari, che oggi parlano sempre più spesso di robotizzazione delle Forze armate per alcuni compiti e capacità come lo sminamento, l’intelligence, la sorveglianza e perfino (è il caso dei droni armati) il combattimento. A ciò si ricollega un filone di tecnologie sensoriali e meccanica di precisione che costituisce un segmento premium della base industriale della difesa. La stessa sorte potrebbe toccare alla realtà virtuale, collegata all’universo delle software house di videogiochi e simulazione. Darpa, l’agenzia per i progetti tecnologici speciali del Pentagono, ha messo in campo “Plan X”, che secondo le parole della stessa agenzia rappresenterebbe “un programma fondamentale di guerra cibernetica finalizzato a sviluppare piattaforme per aiutare il dipartimento della Difesa a pianificare, condurre e gestire la guerra cibernetica in modi simili a quella cinetica”. Una di queste piattaforme è già stata presentata. Si chiama “Oculus rift” ed è un visore virtuale a 3D e sensoristica avanzata, che permetterà di combattere nella rete come fosse un ambiente reale. La rete e i suoi snodi verranno dunque rappresentati graficamente in modo virtuale, con effetti che potranno diventare sempre più reali se ci fosse un’accelerazione esponenziale, quale quella teorizzata da settori della Silicon Valley, nella biomeccanica. Infatti il link biomeccanico appare inaggirabile, al momento, per avere impatti reali sulla dimensione fisica (la guerra “cinetica”). Comunque, l’obiettivo di Darpa sembra in concorrenza con quello della “guerra per le megalopoli” cui sta lavorando l’esercito Usa, e che ha suscitato alcuni commenti negativi tra gli esperti: piuttosto che investire materialmente (ovvero con attacchi urbani) i centri informativi della rete umana, Plan X ne rappresenterebbe le connessioni su un’altra dimensione, evitando i costi militari dell’alternativa cinetica, che rappresenta da sempre l’incubo delle Forze armate di tutto il mondo.