Lunga vita alla Nato (ma quale?)
I tre compiti fondamentali della Nato sono salvi. Bruxelles riafferma il significato e l’attualità del testo di Lisbona, quel Concetto strategico del 2010 che ha individuato nella difesa collettiva, nella gestione delle crisi e nella sicurezza cooperativa i tre pilastri dell’Alleanza. Il problema nel frattempo sono i toni e le sfumature. Si fanno avanti le voci che vorrebbero una Nato più pronta a sfidare potenze convenzionali, cioè statali, magari con mezzi non convenzionali. E non mancano gli estimatori atlantici, quanto meno sotto il profilo tecnico, della sofisticata operazione messa in campo dalla Russia, “all’occidentale”, in Crimea, dove, per riprendersi una penisola di imprescindibile e storica valenza economico-militare, Mosca non ha esitato a mobilitare armate di “Kremlin trolls”, che hanno creato la narrativa filorussa in rete; allo stesso modo in cui l’alleanza tra grandi reti tv anglosassoni e arabe aveva creato in Libia la narrativa vincente anti- Gheddafi. Libia e Crimea sono i due campi di prova di un continuum strategico russo-americano che considera le prossime sfide come parte di una guerra ibrida permanente giocata sul filo dell’economia, della finanza, degli assetti immateriali culturali, in cui le forze armate e le milizie fanno solo da catalizzatore di influenza strategica in ambiti fluidi largamente determinati da variabili civili e sociali, non militari. Da questo punto di vista i diadochi cibernetici dell’Armata Rossa si sono dimostrati, con la loro mano lieve, più rapidi e aggiornati dei cultori del ritorno del carro armato, che sembrano dimenticare che il main battle tank non è più tanto “main” se qualcuno, da fuori, riesce ad hackarlo (è solo questione di tempo). Questo è uno dei rischi del round di rassicurazioni che sembra puntare molto visibilmente sul core task “difesa collettiva” a discapito degli altri due. Soprattutto, visto che di cyberspazio si parla e si parlerà auspicabilmente ancora, una Maginot elettronica non è possibile per definizione, a meno di strozzare ad altissimi costi quei liberi mercati tecnologici che sulla dimensione nord-atlantica puntano fortemente.