Un anno nefasto il 2013 per chi, nata al centro dell’Egeo, ha visto stritolarsi la propria patria e ciò che resta dell’Europa. Ma che, proprio nel momento in cui tutti gli indici sono negativi e quando la luce proprio non si scorge in fondo al tunnel, ecco che centra il bersaglio grosso. Si chiama Eleni Antoniadou, ed è la giovane scienziata greca vincitrice del premio Fdm everywoman in Technology awards 2013. A soli 25 anni già lavora in pianta stabile dall’altro lato dell’oceano, tra la Silicon Valley e Chicago, occupandosi con profitto di tre diversi progetti nel campo della medicina rigenerativa e delle nanotecnologie e che la Nasa ha scelto per la propria Accademia. Il premio viene attribuito ogni anno nel Regno Unito, assegnato prevalentemente a donne anziane o a scienziate britanniche. E questa è una primizia assoluta. Eleni ha vinto due volte, anzi tre. Perché è brava, perché è una (giovanissima) donna e perché è greca. In un momento in cui i fari continentali sono costantemente puntati sugli svarioni di Atene e sull’incapacità della sua classe dirigente di uscire dalle sabbie mobili di memorandum e trend negativi, una ragazza si mette in testa di sfondare, mette da parte dubbi e timori per compiere il grande salto. Oggi lavora nella divisione bioscienze, nanotecnologie ed esplorazione di Marte nella Silicon Valley. Si occupa dei cambiamenti nel sistema nervoso degli astronauti, un settore altamente strategico per comparti come l’aerospazio e le tecnologie applicate alla medicina. Inizia i suoi studi in Grecia con le applicazioni in biomedicina presso la University of central Greece di Lamia, a pochi chilometri dalle Termopili e nel 2008 parte per il Regno Unito: è l’inizio di un nuovo viaggio. Un anno dopo è scelta per entrare nello staff di uno dei migliori scienziati della medicina moderna, il professor Alexander Seifalian. Assieme a una collega universitaria costruisce una trachea artificiale e da questa ricerca nasce una sorta di modello sperimentale per ottenere un prodotto clinico finito e commerciabile. Con quel progetto si aggiudica il primo premio all’University college di Londra. Dagli echi di quel risultato, in Inghilterra un trentaseienne malato terminale di cancro viene a conoscenza dell’attività delle due studentesse e chiede che la scoperta venga testata su di lui. Dopo pochi mesi la sala operatoria apre le porte all’innovazione della giovane Eleni: intervento perfettamente riuscito e paziente sopravvissuto. Di lì le si apre la magica porta dell’University of Illinois, dove vince ben nove borse di studio. E poco dopo la Nasa la sceglie tra 1.200 studenti per frequentare la propria esclusiva Accademia. Un esempio di tenacia e competenza che porta in calce la firma del merito allo stato puro. Anche quando le condizioni non sono per nulla ottimali, anche quando nessuna avvisaglia è positiva, ecco che una giovane ragazza carica di entusiasmo e determinazione mette nel mirino il bersaglio più difficile. E lo centra al primo colpo. Chissà cosa direbbero i suoi antenati dell’antica Ellade, che facevano della cura dei paedià un dovere irrinunciabile!