Food for Flight

Di Gregory Alegi

Pecore e caproni
“Pecore? Ma noi siamo Caproni!”. L’espressione del maresciallo era indecifrabile, a metà tra l’imbarazzato e l’offeso. “Quando ci hanno parlato del ‘dominio dell’aria’, nessuno ci ha mai detto che avremmo dovuto trasportare pe-co-re”, sibilò scandendo le sillabe. “Può darsi abbiate ragione, ma gli ordini sono questi: caricare le pecore e paracadutarle sulla colonna dell’Aussa per aiutarla a traversare il deserto dancalo”, rispose il capitano, sforzandosi di non lasciare trasparire di essere d’accordo con il maresciallo. “Potremmo imbarcare i fanti e trasportarli direttamente”, ribatté il sottufficiale. “E le armi pesanti? E gli automezzi? E il rischio che i primi elementi siano massacrati perché troppo inferiori di numero? No, la colonna deve procedere unita”. “Ma perché l’Esercito considera l’Aeronautica come un servizio che deve supplire a tutto, compresi i cammelli dell’intendenza?”, bofonchiò il maresciallo. “Sentite, maresciallo”, si spazientì il comandante. “Son già tre giorni che i nostri camerati sono impegnati nella traversata di uno degli ambienti più duri e inospitali che l’uomo abbia mai visto. Non c’è acqua. Non c’è un albero. Il caldo fa marcire la carne… salvo quella che gli lanciamo noi ancora viva. Gli aerei non servono mica solo a tirare le bombe, sapete?”. “E cosa gli tiriamo noi? Spezzatino? Per quanto ne so, la pecora si sfracella e non ne resta molto da mangiare”. “Sentite, un’altra parola e vi faccio ritrasferire in Italia. Per venire qui, beccarsi una medaglia, una promozione e l’indennità coloniale c’è la fila…”. “Ieri l’altro la pecora ha… – si fermò, cercando nel suo lessico non troppo ampio una parola adatta – sporcato tutto l’aereo. Si sono impiastricciati persino i comandi di volo. È pericoloso…”. “Poche storie, maresciallo! Tra mezz’ora si decolla. Fate mettere l’imbragatura del paracadute alle pecore, caricatele sul Caproni e non una parola di più!”. “Agli ordini, signore!”, rispose il sottufficiale con un saluto e un dietrofront esageratamente marziali. “Io le imbarco… però fuori dalla porta poi ce le spinge lei!”, brontolò uscendo dalla baracca.
SPEZZATINO DI ABBACCHIO CON PATATE (per sei persone)
1 kg di coscio d’abbacchio disossato e tagliato a cubetti; 1 kg di patate a cubetti l litro di brodo di carne; 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva; 1 cucchiaio di farina; 6 foglie di salvia; 2 rametti di timo fresco; 1 rametto di rosmarino; 1 bicchiere di vino bianco; sale e pepe q.b.
ESECUZIONE: Far appassire le erbe nell’olio. Aggiungere la carne, rosolare bene e sfumare con il vino. Spolverare con la farina, legare bene e aggiungere circa metà del brodo. Portare a bollore, coprire e far cuocere a fuoco basso per circa un’ora. Aggiungere le patate e il restante brodo, salare e pepare. Lasciare andare finché le patate sono cotte. Servire ben caldo.

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