Un aeroporto troppo piccante
«E questo cos’è?», chiese Marinetti guardando con sospetto il grande piatto verdastro sul quale spiccavano sagome di …. aeroplani? Erano davvero aeroplani?
Colto da un sussulto, Marinetti tornò al 15 novembre 1930. «Vi annuncio il prossimo lanciamento della cucina futurista per il rinnovamento totale del sistema alimentare italiano, da rendere al più presto adatto alle necessità dei nuovi sforzi eroici imposti alla razza», aveva declamato al ristorante milanese Penna d’oca durante un grande pranzo che voleva essere futurista. Le cronache sottolinearono con malizia che «i meno futuristi erano i più applaudenti», perché sotto i nomi esotici stavano vivande «timidamente originali e ancora legate alla tradizione gastronomica.»
Marinetti alzò la posta. «La cucina futurista sarà liberata dalla vecchia ossessione del volume e del peso e avrà, per uno dei suoi principi, l’abolizione della pastasciutta», disse, modulando la sua straordinaria voce. «La pastasciutta, per quanto gradita al palato, è una vivanda passatista perché appesantisce, abbrutisce, illude sulla sua capacità nutritiva, rende scettici, lenti, pessimisti.»
Il 28 dicembre 1930 aveva aggiunto “Il Manifesto della cucina futurista”, in cui aveva proclamato che «noi futuristi trascuriamo l’esempio e il monito della tradizione per inventare a ogni costo un nuovo giudicato da tutti pazzesco» e invitato a distinguere tra le calorie necessarie per vivere (che lo Stato avrebbe fornito gratuitamente «in polvere o pillole, composti albuminoidei, grassi sintetici e vitamine») e «pranzi perfetti» caratterizzati da «1. Un’armonia originale della tavola (cristalleria vasellame addobbo) coi sapori e colori delle vivande. 2. L’originalità assoluta delle vivande.» Proprio quello che si proponeva l’Aerobanchetto allestito quel 12 dicembre 1931 dagli aeropittori futuristi Caviglioni e Alberti nella Casa del fascio di Bologna.
«Un aeroporto. Naturalmente piccante», gli rispose Caviglioni.
«Bravo! Voglio la formula per il libro che sto costruendo con Fillìa», disse, allontanandosi senza assaggiare.
Formula
«Un piano d’insalata russa alla maionese coperto di verde. All’intorno medaglioni variati composti di panini imbottiti d’arancio, bianco d’uovo e frutta mista. Con burro colorato in rosso ed acciughe o sardine formare nel campo verde sagome di aeroplani.»
F.T. Marinetti e Fillìa, La cucina futurista, Milano, Sonzogno, s.d., p. 230
Ingredienti
«La dosatura sommaria di molte di queste formule non deve preoccupare ma bensì eccitare la fantasia inventiva dei cuochi futuristi i cui eventuali errori potranno spesso suggerire nuove vivande»
Id., p. 203