E Pauline creò l’Hindenburg cocktail
«Potrei avere un Martini?». «Mi spiace, signora. Abbiamo finito il gin. Gradirebbe dello schnapps, forse?». Pauline Charteris si girò verso il marito, sgranando gli occhi. «Mancano ancora molte ore per arrivare a New York, Leslie. Come faremo senza gin?». Era l’8 maggio 1936 e l’Hindenburg filava sull’Atlantico al doppio dei 30 nodi dei modernissimi transatlantici Rex e Normandie che si contendevano il Nastro azzurro. Lungo 245 metri, con 200mila metri cubi di gas in 16 celle, il dirigibile era un gioiello tecnologico e prometteva di collegare le due sponde dell’Atlantico a 125 chilometri orari. «Dico, Leslie. Paghiamo 400 dollari, quasi tre volte la prima classe con la nave, e non riescono neppure a imbarcare gin sufficiente per due giorni e mezzo di navigazione?». «Ha ragione, signora», disse un altro passeggero. «Imbarcano un pianoforte in alluminio ma non riescono a farci un banalissimo Martini?». «C’è di peggio», s’intromise un terzo. «Tutto il menù è così dannatamente… tedesco! Il menù di ieri sera era braciola di maiale e polpette di acciughe in salsa di capperi. Maiale, acciughe e capperi!». Ma Pauline non stava più ascoltando le proteste che aveva innescato. Con tutta l’irruenza dei suoi 25 anni e la capacità d’improvvisare che le aveva insegnato il padre russo, si girò verso il barista. «Mi faccia vedere… cosa c’è di potabile in questo bar così mal assortito?», disse. E senza aspettare la risposta «… maraschino Luxardo – no, ci viene fuori il solito Aviation cocktail… Assenzio – no, l’anice è così greco… Sherry – Leslie, vorresti mai bere un ennesimo sherry? Champagne – no, quello lo lasceremo per la cena. Kirsch? Vediamo se riusciamo a fare qualcosa di potabile con queste ciliege tedesche». Pauline sembrava inarrestabile. «Ci aggiunga anche un po’ di granatina, che tanto va bene con tutto. E una scorzetta di limone. Ma solo la buccia esterna, senza quella parte bianca amara che c’è dentro. E ghiaccio. Ce l’avete il ghiaccio su questa aeronave? Però non tanto da diluire l’alcool, mi raccomando». Il barman obbediva, senza sapere bene cosa ne sarebbe saltato fuori. «Agitato, non mescolato». «E ora, signori, vi prego, cantiamo insieme una canzone che ho imparato qualche giorno fa a Nassau … come faceva, Leslie caro? “Mama don’t want no gin because it make her sin…”».
Si ringrazia Dan Grossman (www.airships.net) per la segnalazione
Ingredienti
6 parti di Kirsch
una parte di vermouth bianco secco
una spruzzata di granatina
scorza di limone
Preparazione
Mescolare gli ingredienti. Aggiungere il ghiaccio. Agitare bene. Versare in un bicchiere da Martini. Aggiungere la scorza di limone.