Food for flight

Di Gregory Alegi

Più pesanti dell’aria
di Gregory Alegi e Francesca Garello
«Un aeroporto privato. E un club aereo. Anzi, l’Aero Club d’Italia». «In che senso, sior baròn?», commentò in modo interlocutorio il cameriere, sempre incerto su dove Leonino Da Zara sarebbe andato a parare. «Un porto per gli aerei, per gli aeroplani», rispose con la finta naturalezza del dandy. «Perché è chiaro che il futuro apparterrà a chi vola. Non penserai mica che la modernità possa essere rappresentata solo dalle automobili, vero?». «Non saprei… quando tutti avranno un’auto come la SPA del suo primato mondiale di velocità sul miglio, il mondo sarà più piccolo, sior baròn», azzardò il cameriere.
«Non basta!», sbottò Da Zara, come riprendendo uno scolaretto svogliato. Poi, passando improvvisamente a un tono grave, aggiunse: «Le automobili più rosse non potranno mai superare i mari e scavalcare le montagne come gli aeroplani». «Non ci avevo pensato», ammise il cameriere. «Ma insomma, che cos’è un aeroporto?». «Un campo immenso, senza confini, con un limitare di colli lontani e un’infinita quiete fuori dal rumore del mondo», declamò Da Zara come su un palcoscenico. «Insomma, Bovolenta. Possiedo 6mila campi di terreno. Bisogna pur farne qualcosa di più interessante della coltivazione di… di qualsiasi cosa coltiviamo qui». «Capisco», rispose il cameriere indicandogli il tavolo.
«Leggi cosa mi ha scritto ieri l’altro D’Annunzio», scandì porgendogli un telegramma. «Ah, già. Dimenticavo che non sai leggere. Allora ascolta: “Ho un grandissimo desiderio di vedere il suo campo d’aviazione, stabilito con così magnifico coraggio”». «Sior baròn», esitò il cameriere, «mi non capisco nulla di macchine volanti, ma noi viviamo qui da tante generazioni. Cosa faranno i suoi… aeroplani… quando l’acqua allagherà i campi?». «Mi ritirerò al Club a bere un buon cognac e fumare un sigaro», disse Da Zara senza battere ciglio. «Come fanno gli inglesi. Ho in animo di offrire la presidenza onoraria al Duca degli Abruzzi. Secondo te accetterà?». «Non saprei… non sono pratico delle vostre cose di siori…». «È la prima cosa sensata che dici oggi, brontolon», disse con un tono che non ammetteva repliche. «Portami gli spaghetti come piacciono a me».
Si ringrazia Mauro Vittorio Quattrina
Ingredienti (per di 600 gr spaghetti)
500 gr di pomodori pelati
150 gr di pollo già cotto, prosciutto crudo e pancetta non affumicata
150 gr di zucchine a filetti
100 gr di parmigiano grattugiato
100 gr di burro ammorbidito
25 gr di burro
mezza cipolla tritata
uno spicchio d’aglio tritato
un bicchiere di vino bianco secco
sale e pepe
Preparazione
Far dorare la cipolla e l’aglio nel burro, unire la carne a cubetti, mescolare e far insaporire. Aggiungere il vino, far evaporare e aggiungere i pelati tritati e sgocciolati. Salare e pepare a piacere e cuocere circa 10 minuti. Intanto friggere le zucchine senza infarinarle. Disporre gli spaghetti al dente su un largo piatto di portata, unire zucchine, parmigiano, burro e mescolare. Coprire con la salsa e servire.

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