Il brindisi proibito
C’era gran festa al circolo ufficiali della Naval air station di Norfolk, il 13 novembre 1926. Un rosso idrocorsa Macchi M.39 della Regia aeronautica aveva appena strappato la Coppa Schneider al Curtiss R3C-2 blu della Us Navy. Il maggiore Mario De Bernardi aveva tenuto una media di quasi 400 km/h, in testa dal primo all’ultimo giro. “Siamo ufficiali e gentiluomini” ripetevano gli americani, rivolgendo un sorriso forzato alle navi ormeggiate nella splendida Chesapeake Bay. Dentro di loro, però, masticavano amaro. Senza avere grande pratica di idrovolanti, nel 1925 l’Us Army aveva vinto la Schneider, e ora ai più esperti di volo sull’acqua era toccato in sorte di perderla contro gli italiani, che si pensava non avrebbero neppure partecipato. “Chissà come starà gongolando quel maledetto Mitchell nel vederci perdere contro i piloti di una forza aerea straniera indipendente, non diversa da quella che auspica per gli Usa”. Mentre i camerieri volteggiavano con vassoi di ostriche, giganti come i gamberi, gli edifici, gli spazi e tutto quello che era americano, tutti gli occhi erano puntati su De Bernardi. Il vincitore della Schneider teneva banco, concedendosi ora ai propri compagni di squadra, ora ai giornalisti. “Non mi chiedete come faccio quelle virate. Le faccio e basta”. Chissà se lo champagne saltò fuori allora, o se più semplicemente se ne accorsero in quel momento. Sta di fatto che nei bicchieri c’era.
Gli americani, sbigottiti, si lanciavano sguardi interrogativi. Alcool su una base militare? E come ci era arrivato? Fu allora che De Bernardi si avvicinò a un ufficiale americano e, con il suo sorriso sornione, gli mormorò qualcosa all’orecchio. “Nei galleggianti. Abbiamo messo le bottiglie nei galleggianti dei nostri idrovolanti. Non faccia quella smorfia. Dica ai suoi colleghi di unirsi al brindisi. Sarebbe più sportivo, sa? Altrimenti cosa dovremo dire al presidente Coolidge che ci ha invitati alla Casa Bianca?”. Nasceva una leggenda che a Varese si sarebbe raccontata per decenni. Il primo “champagne italiano” fu creato nel 1865 dai fratelli Gancia, insieme al conte Augusto Vistarino. I Gancia, che dal 1870 potevano fregiarsi dello Stemma reale, divennero fornitori ufficiali dei Reali palazzi apostolici nel 1924 e della Real casa nel 1937. Se la squadra italiana festeggiò con spumante nazionale, non poteva che essere Gancia. Oggi questo millesimato da uve Pinot Nero e Chardonnay, affinato per almeno 60 mesi a contatto con lieviti indigeni, è l’apice della produzione Gancia. È in vendita a circa 30 euro.
Alta Langa doc Cuvée Riserva 60 mesi 2005 Gancia
Colore: oro brillante, perlage fine e persistente.
Bouquet: mature note di frutta a polpa gialla, anche tropicale, venate di crema, vaniglia, agrumi canditi e spezie dolci.
Corpo: pieno e strutturato, saporito e di grande freschezza.
Adatto a tutto pasto, anche con carni bianche delicate, crespelle (al pesce, o con funghi e fontina), risotto ai porcini.
Consulenza enologica di Piergiorgio Paglia