FOOD FOR FLIGHT

Di Gregory Alegi

Tutta colpa di Beaujolais
Parigi, 1957. Quinto piano di rue de Rome 35. La stanza guarda sulla storica Gare Saint Lazare. Dentro, André Gréard e una dozzina di piloti di linea armati di lamette si affannano attorno a una pila di riviste dalla copertina gialla. Ciascuno afferra una copia, la sfoglia e poi, con un gesto rapido e deciso, taglia una sola pagina senza danneggiare le altre. Poi, altrettanto abilmente, richiude la rivista, controlla che tutto sia perfetto e passa alla successiva. È l’unico modo di salvare il primo numero di Icare, la nuova rivista appena lanciata dal Syndicat national des pilotes de ligne e destinata, grazie al benevolo sostegno della compagnia, a essere distribuita anche ai passeggeri Air France. Poche ore prima, quando il presidente del Snpl, Pierre Chanoine gli aveva portato la prima copia, l’amministratore delegato Louis Lesieux aveva trasalito. “Impossibile! Ma perchè l’avete messo?”, aveva urlato alzando le braccia al cielo. “Così proprio non va. Questa rivista non può salire sui nostri aerei”. In copertina il leggendario ( e sfortunato) volatore Icaro campeggiava nudo, con gli attributi in bella vista. Colpa sua? Timore della reazione di qualche benpensante, negli anni di Hollywood faceva dormire le coppie sposate in letti separati? No. A preoccuparlo era la vignetta muta a pagina 23, nella quale Joseph de Joux scherzava senza parole sul rifornimento di carburante. Il disegno mostrava un piazzale aeroportuale affollato di aerei, tutti a elica dato che i servizi intercontinentali con i jet inizieranno solo nel 1958. A ogni compagnia di bandiera era abbinata la società petrolifera nazionale. L’inglese Bea si serviva di un’autobotte marcata Bp, l’olandese Klm da quella Shell, l’americana Twa da Esso e Caltex. Per capirci, se ci fosse stata l’Alitalia le sarebbe toccato il cane a sei zampe dell’Agip. Poi, la stoccata: il muso dell’aereo Air France stava per attaccarsi a una pompa di… Beaujolais! “Va bene essere spiritosi, ma voi capirete il danno che questa vignetta causerebbe all’immagine della compagnia di bandiera!”, aveva detto gravemente Lesieux. “Sarebbe come dichiarare che i nostri piloti vanno ad alcool. Immaginate la reazione dei passeggeri inglesi e americani! I nostri concorrenti ci andrebbero a nozze. Mi spiace ma non se ne fa niente”. Chanoine era sbiancato. “Non vi preoccupate, era intervenuto Gréard. “So come eliminare la pagina senza danneggiare le altre”. “Allora va bene”, aveva chiuso secco Lesieux. A Gréard, che come segretario generale del Snpl nella rivista aveva solo un ruolo amministrativo, toccò organizzare la corvée di piloti-censori. Sui numeri successivi Icaro diventò più pudico. Del numero censurato una sola copia intatta: quella conservata da Gréard, che nel 2007 svelò l’episodio e pubblicò la vignetta sul numero 200 di Icare. Per i piloti vale ancora la regola di “Twelve hours from bottle to throttle”, cioè di un intervallo di 12 ore tra l’assunzione di bevande alcoliche e il pilotaggio. Il Beaujolais vola tranquillamente. Ma solo per i passeggeri…
 
BEAUJOLAIS-VILLAGES “VIELLES VIGNES” DI MOMMESSIN
Nel 1957 per “Beaujolais” si intendeva probabilmente il Nouveau o l’intera zona vitivinicola del Beaujolais. Si trattava in ogni caso di vini difficilmente bevibili oltre i dieci anni e che, quando lo sono (come il Juliénas Albert Thierry 1957) costano oggi oltre 220 euro. Una valida alternativa contemporanea è il Beaujolais-Villages “Vielles Vignes” indica vigne di oltre 40 anni in zone non “Bas Beaujolais”, ma con un processo di fermantazione semi-carbonica (30-40% tradizionale, il resto carbonica). L’annata 2013 si acquista a meno di 10 euro.
Colore: rosso rubino acceso, con unghia violacea.                                                                                                                                                                                                             Bouquet: fragrante nei sentori vegetali e di piccoli frutti di bosco.                                                                                                                                                                             Corpo: sorso agile e fresco, poco tannico, con ritorni fruttati nel finale.
Si accompagna a piatti di pesce strutturati, piccione e selvaggina da penna, formaggi freschi di capra. Servire a 14-16°C.
 
Consulenza enologica di Pier Giorgio Paglia.

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