Strategicamente

Di Andrea Margelletti

FRONTEX PLUS E L’AFFAIRE LIBICO
Dopo un lungo ed estenuante dibattito, l’Unione europea ha finalmente realizzato la natura continentale del problema legato al massiccio flusso migratorio clandestino che da oltre tre anni interessa le coste del Mediterraneo. Infatti, dopo mesi di trattative, i vertici di Bruxelles hanno annunciato la prossima creazione di Frontex plus, una missione che avrà il compito di assicurare la tutela della sicurezza marittima e la protezione della vita dei migranti. In questo senso, Frontex plus si candida a raccogliere la pesante eredità di Mare nostrum che, per oltre un anno, ha rappresentato l’impegno unilaterale italiano nella gestione di una problematica complessa. La diplomazia di Roma merita un plauso, poiché l’internazionalizzazione di Mare nostrum costituiva un obiettivo primario di politica estera, sia in un’ottica pragmatica di contenimento dei costi sia, soprattutto, per la sensibilizzazione e la collettivizzazione di una criticità comune rispetto alla quale alcuni Paesi, con il blocco nordico in testa (Germania, Danimarca, Polonia), avevano rifiutato di confrontarsi. Si tratta indubbiamente di un passo importante per riportare le questioni mediterranee e il blocco meridionale (Italia, Spagna, Grecia e, in parte, Francia) al centro dell’agenda europea e, in secondo luogo, per restituire alla politica estera un’influenza e un grado di priorità talvolta dimenticati dalla classe dirigente italiana. Anche se non risolve tutti i problemi, Frontex plus testimonia come Bruxelles abbia deciso di rompere gli indugi e affrontare con pi- glio più deciso la questione dell’instabilità mediterranea, in primis quella libica. Non è un caso che questo avvenga quasi in contemporanea con la nomina del ministro Mogherini ad Alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione, a ulteriore testimonianza di un’Italia decisa a far sentire la propria voce. Tuttavia, la strada per la normalizzazione della Libia e, dunque, per accrescere la sicurezza delle due sponde del Mediterraneo, appare lunga e impervia e potrebbe necessitare, in futuro, di azioni più profonde e incisive di un pattugliamento umanitario che, per quanto efficace, non estirpa il problema alla radice. Un’Italia responsabile e propositiva in politica estera, sia a livello nazionale sia nei consessi comunitari, potrebbe guidare la strategia europea alla pacificazione libica. Indubbiamente si tratta di un investimento di risorse politiche, umane ed economiche notevoli, ma il cui tornaconto in termini di sicurezza e opportunità economiche ne giustifica ampiamente il rischio.