Le scollature fra politica e intelligence
Guardando i grafici prodotti dalla relazione dei servizi d’intelligence al Parlamento si nota chiaramente uno strabismo politico che si riflette immediatamente sulla produzione informativa del 2014. Da un lato l’intelligence esterna (Aise) suddivide la sua produzione tra: aree geografiche, 48%; terrorismo internazionale, 24%; minacce alla sicurezza economica nazionale 13%; non proliferazione, 13%; immigrazione clandestina e tratta, 8%; criminalità organizzata transnazionale, 4%. A livello di obiettivi geografici l’Asia copre il 50%, l’Africa il 21, il Medio Oriente e Penisola Araba il 20%, 6% la Csi, 2% i Balcani e l’Europa orientale e l’1% l’America Latina. Completamente diversa è la suddivisione del servizio di sicurezza interna Aisi: 44% terrorismo internazionale; 26% eversione e antagonismo; 13% minacce alla sicurezza economica nazionale; 12% criminalità organizzata (crimor); 5% immigrazione clandestina e tratta. C’è evidentemente qualcosa che non torna nella testa di successivi governi. Noi abbiamo avuto dal 1999 zero vittime di terrorismo internazionale e nel solo 2013 84 vittime di mafia; i danni economici di eversione e antagonismo sono assolutamente trascurabili rispetto non solo a quelli inflitti dall’economia mafiosa (almeno 1,7% del Pil come ricavi illeciti), ma anche a quelli delle minacce alla sicurezza economica e al sistema-Paese in quanto l’assalto all’euro ci è costato 1,2% del Pil (altro che crisi dei debiti sovrani…). Queste divaricazioni toccano anche il delicato aspetto del coordinamento dei servizi: se all’estero dedichiamo solo il 4% al crimor, il 12% dell’interno avrà una visione limitata e tardiva dei fenomeni transnazionali. Se per fortuna entrambi i servizi dedicano il 13% alle minacce economiche e sistemiche, è sperimentalmente provato con l’assalto all’euro che questo sforzo non basta. Non è un esercizio produttivo indicare percentuali “ideali” perché dietro quei numeri ci sono dossier concreti e gruppi di persone vere (alcuni dei quali al di sotto di quanto richiedano le sfide), ma è un compito della riflessione strategica svegliare i troppi decision-taker che si cullano in un mondo che non c’è semplicemente più. L’Aise ha un 8% di produzione che non risulta dai grafici: sarà destinato a una seria controingerenza? L’Aise ha un altrettanto interessante 13% missing: sarà un controspionaggio a tutto campo? Perché una cosa è certa, gli amici hanno sempre riservato dal 1948 sorpresucce non banali, quando non macroscopici bidoni dal 1991, ma quel che è più tragico è che oggi diversi di loro sono diventati assai meno leggibili, trasparenti e dunque prevedibili. Come Israele sa pertinentemente, nella lista ci sono: Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito e Turchia, per non parlare di diversi nostri amici arabi. Basta per una seria riflessione senza hashtag per favore?