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Politiche cercasi
Che nostalgia per i governi balneari della Guerra fredda… Erano governi chiaramente a tempo, i quali facevano sorridere in nostri alleati che non capivano (e spesso non capiscono tutt’ora) un fico secco del nostro Paese e quagliavano nell’ambiente relativamente protetto e bipolare d’allora. Oggi, appena si sfiducia un premier, c’è una crisi ucraina che attraversa la strada senza preavviso; anche per questo il Consiglio supremo di difesa ha deciso con urgenza la stesura di un Libro bianco della Difesa. Insomma non è il tempo del “piano, piano” ed è necessario capire in che mondo viviamo a passo di corsa. Lo scorso 18 marzo il capo di Stato maggiore della Difesa, amm. Luigi Binelli-Mantelli, chiudendo la presentazione delle Prospettive globali 2014 del Cemiss, condirette da chi vi scrive e da Claudia Astarita, aveva avuto un’anteprima di come il sistema di reti mondiali si presenta e si prospetta, fuori dagli schemi rassicuranti e un po’ legnosi di Stratfor. Che succede nell’area atlantica? C’è un vuoto di decisionalità statale. Gli Usa giocano con la Siria, mezzo-sanzionano in Ucraina, ma la testa e il cuore sono altrove. A casa su un fiscal cliff che si è divorato una fetta delle forze armate e dei programmi militari, fuori casa sui fantasmi di recupero nel Pacifico, concentrando energie politiche lungamente covate (è un’altra lunga eredità neocon, peraltro). Londra, Parigi, Berlino e Roma, nascondendosi dietro Bruxelles, esprimono un doppio vuoto pauroso non solo nel campo delle relazioni internazionali classiche, ma anche nell’indirizzo dell’economia, nonostante abbiano una macchina imponente come la Commissione. Se è per questo, pure Ankara si è eclissata tra gli arbusti di Gezi Park dopo un brillante decennio d’iniziativa neomediorientalista. Onu, Nato, Osce Fmi sono scene politiche senza registi di polso. Chi resta? In apparenza Mosca, con le sue brillanti capriole siriane e la zampata in Crimea, mentre nei fatti la Russia è sulla difensiva. Al prezzo di pochi manifestanti morti, la sua sfera d’influenza è incrinata e può conservare solo un pezzo d’Ucraina con la forza o la destabilizzazione. Chi ha l’iniziativa invece? I poteri forti privati che hanno fatto passare senza colpo ferire, anzi con l’approvazione dei regolatori, l’acquisizione borsistica di Wall Street da parte di Ice allo scopo di creare un gigante dei derivati a Londra, mandando per l’ennesima volta in bianco la Borsa di Francoforte (altro che Merkel dominatrix) e preparando la vendita delle vecchie Borse europee consorziate in Euronext. Gli stessi che stanno negoziando un trattato commerciale transatlantico segreto che ha il potenziale di svuotare completamente di governance il mercato unico europeo. I diplomatici sono di Stato, ma gli interessi sono assolutamente di lobby. Questo è un mondo dove i vecchi riferimenti esteri hanno perso di consistenza e dove i vincoli esterni hanno mutato di sede dai palazzi di governo a quelli finanziari. Una politica di sicurezza che guardi il retrovisore lo fa a suo “clear and present danger”.