Il nucleare e le Nazioni Unite
I tempi della diplomazia sono lenti, ma hanno una loro inesorabilità che spesso viene disconosciuta dai politici twittari. Lo scorso 16 ottobre 2016 l’Unga (UN general assembly) votò una risoluzione per far progredire il disarmo nucleare: 123 a favore, 36 no e 16 astensioni. Tra i no rilevanti: Australia, Giappone, Sud Corea, gli alleati Nato e alcuni di quelli in fieri, Israele, Russia, Serbia. Tra le astensioni di peso: Cina, India, Pakistan, Marocco, Svizzera. Un sì appariscente, ma logico era stata la Corea del Nord. Il 7 luglio scorso invece è stata votata una bozza di trattato con valore potenzialmente vincolante detta Tpnw (Treaty on the prohibition of nuclear weapons). Qui le votazioni sono andate diversamente: 122 a favore, 1 contro (Paesi Bassi), 1 astenuto (Singapore). Nove Stati invece non hanno proprio partecipato ai negoziati, rifiutandosi di considerare in linea di principio e di fatto ogni possibilità di firma (Stati Uniti e Russia, Regno Unito, Cina, Francia, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord). Ovviamente anche gli Stati della Nato hanno evitato di prendere posizione. La parte più dura comincia naturalmente adesso: firmare è facile, ma ratificare può essere pieno di sorprese; 50 ratifiche iniziali possono arrivare rapidamente, ma è facile perdere il ritmo. Infine, ogni realpolitiker a corto raggio può dire tranquillamente che il trattato è nato morto come quello della Società delle Nazioni perché gli Stati più rilevanti non vogliono prendervi parte. A parte il fatto che quel realismo isolazionista e antidemocratico ha cospicuamente contribuito alla Seconda guerra mondiale, vogliamo chiederci perché si è arrivati a questo trattato? La risposta è semplice, il Tnp (Trattato di non proliferazione) prevede come fine ultimo il disarmo nucleare totale e mentre gli Stati non nucleari hanno fatto molto per evitare una proliferazione orizzontale, Russia e Stati Uniti si sono fermati da un bel pezzo alla “modesta” cifra di 5mila testate nucleari strategiche a testa. Mentre Obama ha incluso nella sua National security strategy l’obiettivo di arrivare all’eliminazione di queste armi, la sua amministrazione ha robustamente modernizzato, inseguita dal governo russo. Le altre potenze nucleari ufficiali sono state ferme e quelle non riconosciute hanno continuato ad armarsi. Ora, in un pianeta che rischia la catastrofe ecologica ed economica, perché dovremmo affidarci alla presunta razionalità di molti capi di Stato che collezionano disastri politici e/o politiche aggressive e antiumanitarie? È una domanda semplice, comprensibile, molto realistica. A ciascuno rispondervi.