Turismo spaziale, è davvero l’ora?
Elon Musk, il giovane paperone che da anni accumula soldi e successi in vari campi, ha aperto un altro filone di business col suo razzo Falcon 9, da tempo utilizzato per i rifornimenti verso la Stazione spaziale, che al rientro fa posare il primo stadio su una piattaforma galleggiante per essere riusato. È recente la notizia che Space X, la compagnia di Musk, ha in programma un volo nel 2018 della capsula Dragon 2 verso la Luna, la circumnavigherà, e rientrerà sulla Terra portando con sé due turisti spaziali. Il vettore sarà un Falcon Heavy, una versione potenziata del Falcon 9, grazie a due booster aggiuntivi. Il razzo partirà dal pad 39A di Cape Kennedy, lo stesso delle missioni Apollo degli anni 60. Si sta aprendo un’era o è piuttosto un ballon d’essais del magnate americano per cercare di mettere il cappello sui lucrosi lanci di astronauti verso l’Iss? Io propendo per questa seconda ipotesi: infatti a oggi i privati non hanno ancora mai ottenuto la concessione dalla Nasa di lanci con esseri umani a bordo, ma sono relegati soltanto a lanci che imbarcano materiale di supporto. Questa scelta è giustificata dal fatto che, a differenza delle capsule Soyuz, i privati e le loro strutture non hanno dimostrato ancora un’affidabilità certa nelle operazioni di lancio e rientro. Da qui un modo furbo per superare l’impasse è dimostrare capacità che garantiscono addirittura un lancio verso la Luna, circumnavigazione e ritorno. Tutto facile allora e i turisti si ammasseranno sulle piste di lancio? Per niente: innanzitutto le condizioni psicofisiche dovranno essere perfette, cuore e apparato circolatorio, apparato respiratorio e tono muscolare assolutamente in ordine perché le condizioni alla partenza e all’arrivo restano quelle specifiche di un razzo. Un secondo problema da non trascurare sarà la capacità di “fare gruppo” visto che i turisti dovranno convivere per almeno sei giorni in uno spazio molto ridotto come quello della capsula, in più dovranno avere qualificate capacità tecniche per poter intervenire e risolvere qualunque problema si dovesse presentare nel viaggio. Tutto questo prevede, a priori, una formazione psico-attitudinale e tecnica di altissimo livello che richiede, per acquisirla, un tempo non inferiore ad alcuni anni a meno di avere a che fare con persone già preparate professionalmente. E qui nasce l’ultimo elemento critico: il costo del viaggio. Musk, pur senza sbilanciarsi, ha annunciato che sarà “leggermente superiore” a quello di un viaggio verso l’Iss. Oggi questa cifra si aggiro sui 100 milioni di dollari, ma gli analisti del settore già intravedono che sarà possibile scendere a 5 milioni di dollari per posto se si avranno dai 600 ai 1500 turisti pronti a prenotare. Con l’economia di scala per un milione si potranno far volare tra 9mila e 23mila persone, un domani la modica cifra di mezzo milione di dollari sarà il costo per far volare, a prenotazioni confermate, intorno a 200mila potenziali vacanzieri. Il tutto se il Falcon arriverà sulla piattaforma sempre correttamente, a meno di sganciare la capsula in discesa e optare per la soluzione Apollo con ammaraggio dolce. È il caso di dire: chi vivrà vedrà.