Il dito e la luna

Di Ezio Bussoletti

Guerre stellari
Questo primo mese del 2016 segna un’accelerazione nella competizione spaziale tra i due colossi, Blu Origin e Space X, nella corsa a produrre vettori riutilizzabili per le missioni spaziali, ottenendo così un serio abbattimento dei costi dei lanci. Se questo è il fine principale delle società, sostanzialmente diversi sono – almeno per ora – gli obiettivi delle due imprese. Blu Origin, di proprietà del molto contestato fondatore di Amazon, mira a realizzare un “autobus” in grado di promuovere un turismo spaziale d’élite rivolto a ricchi desiderosi di provare l’ebbrezza del volo orbitale o suborbitale. Space X è costruito invece per effettuare vere e proprie missioni spaziali: oggi già effettua trasporti cargo verso la Iss e in futuro si dovrebbe aprire al trasporto di astronauti anche per una missione verso Marte.
In effetti, il razzo New Shepard di Blu Origin ha battuto il rivale con due successi, l’ultimo lo scorso 22 gennaio quando è atterrato intatto sulla base al suolo in Texas, dopo aver raggiunto la quota di 101,7 chilometri. Va detto, per correttezza, che nel secondo volo il sistema era stato profondamente revisionato, sostituendo alcune componenti meccaniche e aggiornando alcuni software di controllo. Il vettore era equipaggiato con una capsula, in questo caso vuota, che può ospitare un massimo di sei passeggeri, ed è rientrato sulla stessa piattaforma dalla quale era partito.
Meno fortuna ha avuto Space X con un successo a metà della capsula Dragon, partita dalla Florida. La missione aveva due obiettivi: il primo era il trasporto di 2 tonnellate di materiale ed esperimenti scientifici verso la Iss, felicemente giunti a destinazione; il secondo, sperimentale, prevedeva il rientro del primo stadio su una piattaforma galleggiante sull’oceano, per poter essere riutilizzata nei lanci successivi. Come si è visto nelle riprese del suo rientro, il vettore, un Falcon 9, è sceso troppo velocemente atterrando di sbieco sulla chiatta, oscillante per il moto ondoso, incendiandosi. Anche se le cause non sono state ancora del tutto identificate, si ritiene che la principale possa essere stata la scarsa potenza dei retrorazzi istallati per stabilizzare la discesa.
Tra i due proprietari delle aziende non sono mancate perfide stilettate su Twitter, seguite alle gesuitiche congratulazioni. La partita è solo agli inizi e le due società perseguono formalmente obiettivi differenti, con limiti tecnici dissimili in termini di difficoltà. Nei prossimi mesi i lanci continueranno numerosi da entrambe le parti. Sarà interessante verificare se persisterà il tacito accordo di spartizione del mercato commerciale o se, con il tempo, ognuno cercherà di invadere l’orticello dell’altro.