La ricerca di gemelli della Terra fa progressi
La fine del 2014 è stata particolarmente ricca di successi importanti nella ricerca spaziale: Rosetta ha coronato 15 anni di lavoro di quanti di noi ebbero il coraggio di imbarcarsi in questa impresa folle che sognammo dopo l’exploit della sonda Giotto che sfiorò nel 1985 il nucleo della Cometa di Halley. Dopo, sul tema, si dovette ripartire da zero rispetto alle posizioni trentennali degli esperti. Il 2015 si presenta promettente, partendo dal telescopio Nasa Kepler che ha raggiunto la cifra di mille esopianeti individuati dal suo lancio il 7 marzo del 2009. La missione fu progettata per monitorare la Via lattea per individuare pianeti simili alla Terra che fossero situati nella cosiddetta “zona abitabile” di una stella: una regione nella quale le condizioni di illuminazione dall’astro (e quindi di riscaldamento) e le caratteristiche atmosferiche “possono” giustificare l’esistenza di vita come la conosciamo. Bloccatosi nel maggio 2013 per problemi di funzionamento dei giroscopi, Kepler è ripartito alla grande raggiungendo e superando quota mille. Monitorando oltre 150mila stelle, nella sua vita il telescopio è stato in grado di misurare la dimensione e la massa dei “potenziali clienti”, dati necessari per determinare se sugli esopianeti c’è o meno presenza di acqua, necessaria a poter permettere la vita. Recentemente, nella costellazione della Lyra alcune stelle hanno attirato l’attenzione dei ricercatori: questi astri sono più piccoli e più freddi del nostro Sole, così la zona di abitabilità è necessariamente più vicina agli astri di riferimento rispetto a quella Venere-Terra-Marte. Le piccole eclissi osservate verso queste stelle hanno indicato che intorno a loro orbitano due pianeti rocciosi a distan- ze canoniche: Kepler-438b e Kepler-442-b. Sono poco più grandi della Terra e distano rispettivamente 475 e 1100 anni luce. È chiaro che la direzione da seguire è questa: cercare sempre più “gemelli” o “fratelli stretti” della Terra andando a cercare stelle del tipo del Sole: in questa linea gli scienziati stanno preparando un nuovo catalogo degli esopianeti filtrato attraverso i nuovi dati di Kepler. Si aspetta con ansia il lancio del successore di Kepler nel 2017, il telescopio Nasa Tess (Transiting exoplanet survey satellite) che amplierà la missione del fratello maggiore estendendo l’analisi a tutta la volta celeste. Una volta individuati i buoni candidati que- sti saranno studiati più approfonditamente col successore del telescopio Hubble, il James Webb space telescope che dovrebbe andare in orbita nel 2018. Si cercherà di studiare l’atmosfera dei pianeti selezionati alla ricerca di possibili tracce di vita. La strada è segnata indicando una linea di ricerca totalmente innovativa nella fisica spaziale che rappresenterà uno dei filoni di maggior rilievo per i prossimi 50 anni. Valgono giusto due considerazioni: centinaia di anni luce significa che se “dialogo” ci sarà mai un giorno con i “vicini” sarà non semplice perché si confronteranno generazioni secolarmente diverse. Se stanno già facendo la stessa cosa “dall’altra parte” e guardano la nostra atmosfera penseranno a un mondo in disfacimento: e non avranno molto torto.