Il dito e la luna

Di Ezio Bussoletti

Il Cosmo in laboratorio
Man mano che le attività spaziali di ricerca evolvono emerge sempre più la necessità di preparare le missioni o analizzarne i risultati simulando in laboratorio quello che accade nello spazio. Da anni a Napoli il laboratorio di Fisica cosmica dell’Università Parthenope, con l’osservatorio di Capodimonte, svolge un ruolo di primo piano in questo settore. Unici italiani a partecipare alla missione Giotto che incontrò la cometa di Halley nel 1985, i ricercatori si sono qualificati nello studio di analoghi cosmici solidi che hanno permesso una corretta interpretazione di svariate osservazioni di corpi celesti dell’ultimo ventennio. Le polveri analizzate in laboratorio hanno permesso di capire natura e processi chimico-fisici nelle comete, nei pianeti e negli asteroidi. Questa competenza è stata certificata con il riconoscimento della Nasa che ha fornito al laboratorio materiale raccolto in una cometa e portato a terra dalla missione Usa Stardust. Forti dei successi conseguiti, gli scienziati italiani che operano a Napoli hanno proposto un nuovo esperimento di studio delle polveri cometarie a bordo della missione Rosetta dell’Esa che vedrà in novembre, dopo un viaggio di 10 anni, atterrare una sonda sulla cometa Churyumov-Gerasimenko. Si studierà la composizione cercando di dare risposta alla domanda sull’origine delle comete sperando di trovare anche sostanze primigenie formatesi prima della nascita del sistema solare. Nello stesso filone s’inserisce il recente esperimento condotto in Inghilterra presso il Rutherford Appleton Laboratory da un gruppo internazionale di ricercatori coordinati ancora una volta da un italiano. In laboratorio, utilizzando tre laser di potenza è stata riprodotta l’esplosione di una supernova che, ricordiamolo, è uno dei possibili canali nei quali può morire una stella. In una celletta riempita da gas a bassa intensità, nella quale era stata inserita una griglia in plastica per simulare le nubi di gas che avvolgono la stella che esplode, i laser sono stati focalizzati su una bacchetta di carbonio che è stata fatta esplodere. Tutti i parametri fisici del processo hanno riprodotto in maniera perfetta le osservazioni del “remnant” della supernova Cassiopea A, lontana 11mila anni luce, e caratterizzata da un’intensa emissione di onde radio e raggi X emessi da un potente campo magnetico prodotto dall’esplosione. Ancora un successo italiano come molti che si sono prodotti nel tempo in fisica spaziale. Le ricadute, oltre che di ricerca di base, investiranno anche implicazioni tecnologiche che potranno giovare all’industria nazionale.