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E la nave va: la sonda Cassini
Il 15 ottobre 1997 tutti noi responsabili di esperimenti sulla sonda Cassini-Huygens guardammo affascinati la partenza del Titan IV Centaur da Cape Kennedy. Era una magnifica giornata di sole che non scorderemo mai. Eravamo in Florida da vari giorni per seguire gli ultimi preparativi del lancio di questa missione Nasa/Esa/Asi dove l’Agenzia italiana andava a studiare il sistema di Saturno con l’orbiter Nasa Cassini e il lander Huygens dell’Esa. La missione aveva un compito complesso: attraversare la fascia degli asteroidi e studiare la radiazione di sincrotrone emessa da Giove. Nel 2002 verifica la teoria della relatività generale con un’accuratezza 50 volte migliore di ogni misura precedente. L’11 giugno 2004 compie un passaggio ravvicinato di Febe, satellite di Saturno, e un mese dopo si inserisce nell’orbita del pianeta dopo un viaggio di 3,5 miliardi di km durato 7 anni. Il 6 luglio il primo passaggio ravvicinato su Titano, la luna più grande del pianeta, mostra nubi di metano e un gigantesco cratere da impatto. Il 25 dicembre 2004 Huyghens si stacca da Cassini e inizia una discesa, in 20 giorni, verso la superfice di Titano. Le immagini confermano la presenza di idrocarburi liquidi sul suolo, veri e propri fiumi che scorrono tra montagne e valli per confluire in un mare o lago. La superfice è simile a quella di Marte, una vasta pianura cosparsa di rocce ghiacciate. Nel frattempo Cassini continua i suoi voli ravvicinati dei poli di Saturno e di Encelado, un altro satellite, osservato da 500 km scoprendo la presenza di un’atmosfera. Poi ancora Titano è osservato con sempre maggiore raffinatezza e mostra la presenza di acqua e molecole carboniche complesse. Molte altre lune sono sorvolate, se ne studia la superfice e l’eventuale presenza di atmosfera. Il 2008, fine prevista della missione nominale, offre una sorpresa: la sonda è perfettamente operativa per cui si decide di estendere la missione, ribattezzata Cassini Equinox. Nel 2010 tutto funziona e parte la terza fase, Cassini Solstice, che promette altri 7 anni di vita operativa. La missione è un successo con forte firma italiana – tecnologica e scientifica – esempio rassicurante della capacità di integrazione di due mondi, industriale e della ricerca. Speriamo che tutto ciò serva a capire la necessità di continuare così, soprattutto in questi momenti molto delicati che sta attraversando l’Asi dopo le ultime imbarazzanti traversie che hanno afflitto questo gioiello nazionale.