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Viaggio verso Marte low-cost
Dopo circa dieci mesi di viaggio, il 21 settembre scorso, la Nasa ha festeggiato un ennesimo successo: la sonda Maven è entrata in orbita intorno al pianeta rosso per studiare la parte più alta dell’atmosfera marziana “come mai fatto prima”. Nelle prossime settimane la sonda sarà finalmente parcheggiata nella sua orbita nominale di 4.5 ore che costituisce l’altezza corretta per poter effettuare le misure di densità atmosferica previste dal programma. L’obiettivo della missione è determinare il ruolo avuto dall’evaporazione dei gas atmosferici verso lo spazio esterno e quanto e come questi processi si sono evoluti nel tempo. Dove sono andate a finire l’atmosfera e l’acqua che caratterizzavano il pianeta nella sua fase primordiale? Misurando oggi i tassi di evaporazione gli scienziati ritengono di poter risalire nel tempo estrapolando all’indietro i dati. In parallelo, passati appena tre giorni, il 24 settembre l’India, dopo Usa, Russia e Europa, è entrata nel club dei Paesi che sono arrivati al Pianeta rosso. Infatti, la sonda Mangalyaan (veicolo per Marte, in sanscrito), dopo un viaggio di 11 mesi, è entrata in orbita intorno al pianeta. Il velivolo è caratterizzato da un’orbita fortemente eccentrica, che nel punto di massimo avvicinamento arriverà a soli 423 km dalla superficie. Alimentata da batterie solari, rappresenta un grande successo per l’Isro, l’agenzia spaziale indiana. La missione ospita 5 strumenti del peso complessivo di 15 kg, che raccoglieranno dati sul clima del pianeta e la composizione della sua superficie. In particolare si cercherà di risolvere il problema della quantità di metano presente in atmosfera. L’importanza di questo studio risiede soprattutto nel fatto che il metano è un indicatore di potenziale attività microbica, e quindi di vita, anche se eventuali attività geologiche possono contribuire alla sua formazione. Mangalyaan, che nasce come una missione tecnologica esplorativa, ha collezionato una serie di successi che la rende unica al mondo: è stata realizzata in soli tre anni e al costo di 72 milioni di dollari, “meno di molti film prodotti a Hollywood” come dice con fierezza il primo ministro Modi e circa un decimo di Maven stimata intorno ai 671 milioni. La qualità tecnologica delle due sonde non è comparabile, ma sarà interessante verificare, ex post, la qualità effettiva dei dati che saranno prodotti. L’esperienza ha mostrato che, spesso, tecnologie estremamente sofisticate non riescono a rispettare i target scientifici previsti a causa della loro complessità. Due diversi modi di fare, due diverse disponibilità finanziarie a sostegno della ricerca spaziale si confronteranno nei prossimi mesi per dimostrare la bontà della propria scelta; nel caso dell’India di fatto “obbligata” vista la differenza di bilancio tra Isro e Nasa. I risultati ci diranno se si è veramente aperta l’era di uno Spazio low- cost; se sì il nostro Paese potrebbe avere un ruolo da giocare non trascurabile.