IL DITO E LA LUNA

Di Ezio Bussoletti

Rosetta si è svegliata e va

Il 13 marzo 1986 il mondo scientifico fece un salto importante al riguardo delle comete: la sonda europea Giotto, aiutata da lanci di sostegno Usa sovietici e giapponesi, incontrò la Cometa di Halley alla distanza di 596 km. La storia cambiò: la “palla di neve sporca” che illuminata dal Sole produceva un’enorme chioma e code di polveri e gas di milioni di km si rivelò del tutto diversa. Una forma a patata allungata, nera, ricoperta da una pellicola simile al polietilene che, spaccandosi in alcune zone emetteva getti di polvere e gas. Oltre a H2O, CO, CH4 e NH3 furono individuate tracce di idrocarburi, ferro sodio e forse altro. Un cinquantennio di scienza morì di colpo aprendo un nuovo capitolo di ricerca. Il risultato fu così clamoroso che l’intera comunità internazionale decise unanimamente fosse necessario ripartire negli studi realizzando un’impresa a prima vista fantascientifica: inseguire una cometa, atterrarvi e studiarla in dettaglio sin sotto la sua superficie, perché questi corpi celesti che provengono dallo spazio esterno raccolgono sostanze pristine che offrono informazioni preziose sulla nascita e l’evoluzione del cosmo. Nasce la missione Rosetta, non a caso dal nome della stele. Ancora una volta prodotta dagli europei e che vede una forte presenza italiana con tre strumenti a bordi. Lanciata il 2 marzo 2004 prende di mira la cometa 67P/Churymov-Gerasimenko, perchè poco attiva, a bassa emissione di gas e polveri, in modo da potervi atterrare. La missione consta di due elementi: la sonda e il lander Philae, dal nome dell’isola greca dove la stele fu rinvenuta. La sonda, raggiunta la cometa, rallenterà preparandosi all’atterraggio. Uno strumento mapperà la superficie per individuare la zona più adatta; il lander subito dopo scenderà sul sito prescelto alla velocità di 3.6 km/ora; due arpioni lo bloccheranno al suolo per evitare rimbalzi verso l’alto. Le misure in sito permetteranno la caratterizzazione del suolo, la sua analisi chimica e lo studio dell’attività indotta dal Sole. Rosetta ha percorso varie orbite intorno alla Terra e a Marte per profittare di un effetto fionda che la lanciasse verso la cometa. Gli strumenti sono stati testati nella prima parte del volo fornendo dati preziosi e mostrando il perfetto funzionamento di tutta la strumentazione, incluso il sorvolo e lo studio dell’asteroide Lutetia. Per ridurre il consumo di energia e garantire la sopravvivenza alle enormi distanze dal Sole alle quali volava, la sonda è entrata in ibernazione l’8 giugno 2011. Da quel momento dita incrociate per tutti i ricercatori e tecnici che hanno realizzato l’impresa in sette anni della loro vita. Per 31 mesi Rosetta ha viaggiato sola nello spazio profondo verso un punto quasi invisibile per incontrare una piccola cometa che si sta allontanando dal Sole. Il 20 gennaio di quest’anno, alle ore 18:28 Gmt il risveglio programmato riesce al primo colpo: le stazioni Nasa di Goldstone e Canberra, con la conferma della stazione Esa di Darmstadt ricevono il segnale, forte e chiaro da circa 800 milioni di km; la piccola sta bene e prosegue la sua rotta perfettamente. Nel novembre di quest’anno avverrà l’incontro ponendo un’ulteriore pietra miliare per la scienza grazie al contributo strategico degli scienziati e dell’industria nazionale del settore. Ancora un successo importante: come sempre mosche cocchiere che poco o nulla hanno avuto a che fare stanno già ronzando intorno all’evento. Bisogna abituarsi, questo è purtroppo il lato negativo del nostro Paese. Speriamo un giorno cambi.