Un tributo all’inventore dell’S.55 X

Dipingeva il volo dei falchi, come Leonardo cercava di carpire i segreti del volo dagli uccelli. È Alessandro Marchetti, uomo e imprenditore che ha fatto la storia dell’industria aeronautica del territorio della provincia di Varese e non solo. Nonostante le reticenze del padre, a soli 25 anni il giovane Marchetti progetta il suo primo aereo, la Chimera, testardamente riesce a portarlo a termine e nel 1910 fu proprio l’ingegnere a eseguire il rullaggio. Oltre a essere ingegnere e produttore di aerei, nel 1916 ottenne anche il brevetto di pilota. Nel 1917, distaccato come progettista presso la Vickers-Terni di La Spezia, progetta l’Mvt (Marchetti Vickers Terni), primo caccia italiano con fusoliera in tubi metallici. Il velivolo non entra in produzione, ma batte subito il record mondiale di velocità finora primato degli americani. Nel 1922 si trasferisce a Sesto Calende e lì decolla la sua inarrestabile carriera: entra a far parte della compagine societaria ricoprendo il ruolo di responsabile della divisione tecnica della Società idrovolanti alta Italia (Siai) che diventerà così Siai-Marchetti. Insieme all’imprenditore lombardo Luigi Capè, fu così protagonista della trasformazione di una segheria in un’industria aeronautica che arrivò a impiegare più di 11mila persone. Marchetti è anche il padre di quell’S.55 X che solcò l’oceano nella memorabile trasvolata di Balbo. “L’eredità dell’ingegner Alessandro Marchetti a cinquant’anni dalla sua scomparsa” è il titolo del convegno che si è tenuto lo scorso 3 dicembre a Volandia, organizzato dal Parco e museo del volo e dal Savoia Marchetti historical group, in collaborazione con il Gruppo lavoratori seniores Siai-Marchetti e l’associazione Amici di Volandia. Grande sportivo, appassionato dal tiro a piattello allo sci nautico, si narra che ancora ottantenne si aggirasse in groppa al suo cavallo Libertino nei pressi della sua fabbrica a Sesto Calende. Un ingegnere dall’inclinazione artistica, ereditata senza dubbio dal nonno materno Raffaele Canevari, ingegnere anche lui, e dal bisnonno, il pittore Giovanni Battista Canevari, ritrattista dell’Ottocento. Amante del design e attento ai dettagli tanto che, come racconta un ex operaio della Siai-Marchetti, sottoponeva gli aspiranti dipendenti della sua fabbrica a una curiosa prova: temperare una matita e realizzare una punta il più perfetta possibile. “Con gli occhi pieni di cielo” è il titolo del documentario liberamente tratto dagli anni giovanili dell’ingegnere Marchetti, iniziativa del Comune di Cori con la partecipazione della scuola Giovanni Pascoli di Aprilia e l’Istituto comprensivo Cesare Chiominto di Cori, con il contributo della Banca di credito cooperativo di Cori. La regia è affidata ad Angelo Bianchi, docente della scuola di Aprilia che con questo progetto ha voluto avvicinare le nuove generazioni a un mito della storia aeronautica italiana.