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L’uomo che ricama gli aeroplani

 

Trasformare la propria passione in professione è un sogno che pochi riescono a realizzare. Tra questi fortunati c’è Mauro Roder, attivo da vent’anni nel campo della grafica e comunicazione militare. Dai distintivi ricamati alle stampe, dalle magliette alle livree speciali per commemorare un anniversario o un evento speciale, sono poche le applicazioni con le quali non si sia cimentato. Dal 2° Squadrone dell’Indian Air Force alla collezione Volafenice, dai piloti di F-35 a quelli di Boeing 777 Alitalia, fino a un solitario A-10 americano pilotato da un ufficiale italiano in exchange, i suoi prodotti sono dappertutto.

Nato a Milano 44 anni fa, segue studi tecnici a Conegliano per poi laurearsi in scienze delle comunicazioni a Trieste. Nel frattempo la passione aeronautica l’ha portato a diventare spotter, come si chiamano i giovani che si appostano lungo le reti di recinzione degli aeroporti per fotografare gli aerei in decollo o atterraggio. Per Roder l’aeroporto di riferimento diventa presto Aviano, la base italiana sede del 31° Fighter Wing statunitense. La passione è integrale, tanto che nel 2013 partecipa al restauro di un Fiat G.91 già delle Frecce Tricolori, provvedendo direttamente alla verniciatura.

Nonostante questo, il suo cuore batte per i jet sovietici. Così, quando decide di iniziare l’attività, sceglie come marchio commerciale OKB01, la sigla di un inesistente Opytnoe konstruktorskoe bjuro (Ufficio di progettazione sperimentale) russo. La scelta si inserisce in una generale tendenza ad andare controcorrente, tanto da essere sorprendentemente timoroso di tutto ciò che sta per aria, moderno o antico che sia. E per non negarsi nulla, è anche un raro caso di veneto rigorosamente astemio (vodka compresa …). In compenso, ama molto i gatti.

Dopo dieci anni in cui la comunicazione aeronautica convive con un “lavoro vero”, dal 2008 Roder fa il grande salto. Più che sulla tecnica, punta sulla creatività. In Italia e molti altri paesi, i distintivi militari sono rigidamente protetti, al punto che nemmeno il reparto può produrli liberamente. Paradossalmente, questo moltiplica la domanda di stemmi, disegni e livree speciali dei quali stati e forze armate non possono rivendicare la proprietà intellettuale.

La sua filosofia è chiara. “Creare una patch – ha raccontato – non è solo un procedimento tecnico ma un piccolo ‘progetto di comunicazione’, che in qualche modo rappresenta e qualifica chi lo usa. È bene perciò approcciare questi piccoli oggetti con la giusta professionalità, preoccupandosi non solo di spendere il meno possibile ma di ottenere qualcosa di bello, originale e duraturo.” Nella definizione rientra un accurato studio dei colori e delle forme, perché le tecniche del ricamo o del PVC ritagliato non consentono la trasposizione esatta delle sfumature di stampa tipografica; in alcuni casi, si tiene conto persino di alcune caratteristiche specifiche delle macchine da ricamo.

Con il tempo pieno arriva anche un nuovo logo, nel quale la mezzaluna gialla e il gufo nero alludono ai suoi orari di lavoro: dalle 15.30 alle 05.30, come si legge sul sito. Un po’ è l’indole, un po’ la necessità di tenere contatti con la clientela asiatica che da lontani fusi orari gli commissiona distintivi.