Il dito e la luna

Di Ezio Bussoletti

La sonda New horizons verso Plutone
Il 14 luglio New horizons (Nh), la sonda Nasa per l’esplorazione di Plutone e del suo satellite Caronte, arriverà all’appuntamento dopo circa nove anni. Il viaggio dovrà ancora continuare oltre, per cui è stato necessario imprimere alla partenza una spinta particolarmente forte: allo spegnimento del terzo stadio la sonda aveva la velocità di 58.536 km/h, la più alta mai raggiunta da un oggetto artificiale lanciato dall’uomo. Per garantire una velocità sufficiente ad arrivare così lontano e oltre (Nh infatti dovrà proseguire verso la fascia di Kuiper) è stato necessario sfruttare la fionda gravitazionale di Giove, implicando la necessità di dover lanciare la sonda entro i primi 23 giorni del gennaio 2006, unica finestra che permetteva di poter sfruttare l’effetto fionda.
L’obiettivo primario della missione è studiare la geologia e la morfologia di Plutone e del suo satellite e analizzarne l’atmosfera iniziando circa sei mesi prima del sorvolo e per 150 giorni una volta arrivati. Sin dalla sua scoperta, nel 1930, e fino a pochi anni fa, Plutone aveva il rango di pianeta nonostante presentasse alcune peculiarità particolari: la più importante risiede nel fatto che mentre tutti i pianeti hanno un piano di rivoluzione intorno al sole che giace entro 2 gradi intorno all’eclittica, Plutone ruota in un piano che ha un angolo di 17 gradi. In più la sua orbita è estremamente eccentrica tanto da essere più vicino al Sole rispetto a Nettuno per circa 20 dei 248 anni terrestri che rappresentano l’intero ciclo orbitale.
Degradato a pianeta nano nel 2006 dagli astronomi, Plutone rappresenta uno dei casi più interessanti, insieme a Tritone, satellite di Nettuno, di corpi che si ritiene provengano dalla fascia di Kuiper. È questa una zona esterna al sistema solare dove orbitano, in un equilibrio instabile, vari corpi rocciosi di piccole/medie dimensioni, oltre che nuclei cometari e asteroidi, prodotto finale della formazione del sistema solare. L’influenza gravitazionale dei pianeti giganti presenti oltre Marte risucchia qualche abitante della fascia verso zone più interne del sistema solare per cui è particolarmente interessante capire come sono fatti gli oggetti che nascono al di là dei confini.
Oltre alle proprietà geologiche di Plutone e Caronte, Nh studierà la composizione chimica delle superfici, l’atmosfera, la ionosfera del pianeta e la sua interazione col vento solare. Si cercheranno anche eventuali anelli, caratteristica ormai universale dei pianeti maggiori.
Il viaggio continuerà verso la fascia di Kuiper, con il sorvolo di uno o più oggetti, per studiarne la struttura sinora solo ipotizzata. Il combustibile però sarà agli sgoccioli per cui la scelta dei target diventerà determinante per le correzioni di rotta necessarie all’incontro. Da Terra grandi telescopi già oggi scandagliano il cielo per individuare “prede” interessanti verso le quali indirizzare Nh. L’energia a bordo, ormai ridotta, determinerà cosa osservare e cosa tralasciare. Sarà questa componente l’elemento limitante della parte finale della missione. Comunque sia, grazie ad occhi elettronici, si avrà una nuova immagine degli estremi confini del sistema solare. Così come avvenuto per Halley e per Rosetta ne sentiremo delle belle e, forse, ancora una volta teorie ormai cristallizzate nel tempo si sgretoleranno fornendo una nuova visione del cosmo: è questa la parte più entusiasmante della ricerca scientifica.