Pensieri spaziali

Di Roberto Vittori

Astro-nauti?
Essere definito astro-nauta (navigatore degli astri), per chi ha vissuto questa esperienza, non può non lasciare almeno un po’ perplessi. Salire a bordo della Soyuz, o dello Space Shuttle, per arrivare sulla Stazione spaziale internazionale, tutto sembra meno che viaggiare tra le stelle. Con l’immaginazione forse si, ma niente di più. Forse un giorno distanze galattiche saranno possibili, ma certamente non nel futuro prevedibile.
Con la tecnologia a disposizione oggi, dopo il lancio arriviamo a una quota approssimativa di 200 km dalla superficie terrestre. La stazione stessa orbita a circa 400 km. Considerato che il raggio della Terra è di oltre 6000 km, e facendo le dovute proporzioni, si comprende immediatamente che tutto siamo meno che in viaggio tra le stelle.
È pur vero che, a bordo della Stazione Spaziale, se riusciamo a trovare (con un poco di sforzo e con un poco di fortuna) un angolo con le luci interne ed esterne spente, e se riusciamo a trovare le condizioni di luce giuste, è possibile immergerci in una vista dell’universo stellato assolutamente esclusiva, ma anche questo, altro non è che un effetto visivo. Se avessimo le condizioni adatte, magari nel deserto, in una notte di cielo sereno, l’effetto sarebbe molto simile. Durante il viaggio verso la Iss in realtà rimaniamo all’interno dell’atmosfera terrestre, progressivamente meno densa con l’aumentare della quota, ma sempre presente. L’effetto del campo magnetico terrestre è dominante alle quote in cui lavoriamo e il legame con il pianeta Terra è pertanto ancora fortissimo…come possiamo dunque legittimare la definizione di “viaggiatori tra le stelle”?
Arrivare a bordo della Stazione spaziale internazionale (e tornare) implica tecnologie e concetti operativi che sono una estensione del mondo aeronautico, una sorta di pilotaggio ad alta quota. In questo senso, forse, più che di “astro-nauta” si potrebbe e dovrebbe parlare di “aero-nauta” (navigatore dell’aerospazio).
Solo semantica? Possibile, ma a volte utilizzare le parole corrette va a vantaggio della logica dei processi decisionali, o almeno aiuta a evitare possibili confusioni.
E le stelle? Lasciamole dove sono, a brillare nel loro distante apparire, meglio non confondere la fantasia e gli effetti televisivi con la realtà.