Pensieri spaziali

Di Luca Parmitano

ExoMars, un viaggio lungo otto mesi
Il 14 marzo 2016, alle 09:31 GMT, un vettore Proton parte dal cosmodromo di Baikonur. Dopo quattro accelerazioni, circa dieci ore dopo, il suo cargo inizia un lungo viaggio che, quasi esattamente otto mesi dopo, lo porterà su Marte. Una volta giunta su Marte, l’astronave si separerà in due parti, un orbiter e un lander. L’orbiter, chiamato Trace Gas Orbiter (TGO) studierà l’atmosfera del pianeta: in particolare, servirà ad aiutare gli scienziati a comprendere la natura del metano scoperto dallo strumento Planetary Fourier Spectrometer (PFS) a bordo di Mars Express (una sonda robotica dell’Esa giunta su Marte nel 2003).
Il lander, Schiaparelli, è un dimostratore per studiare le complessità di un atterraggio su Marte. Inizialmente pensato come una semplice zavorra, si è poi deciso di strumentarlo, così da diventare un vero e proprio precursore del Rover, che dovrebbe partire 26 mesi dopo (approfittando del ciclico allineamento favorevole dei pianeti). Ce n’è già abbastanza da incuriosire i meno interessati all’esplorazione spaziale, ma per noi italiani è un momento storico. Questa prima parte della missione ExoMars ha infatti una presenza italiana preponderante: il PFS e la maggior parte degli strumenti del lander Schiaparelli sono italiani.
Nelle parole di Renè Pischel, capo della Missione permanente dell’Esa in Russia, gli italiani sono seduti al posto di guida. Mentre parliamo di ExoMars, faccio fatica a stare dietro a tutto quello che Renè, nel suo entusiasmo, vorrebbe condividere. E l’entusiasmo è coinvolgente: infatti sono a scrivere di questo programma. Anche perché non finisce qui: la seconda parte di ExoMars, con il Rover, prevede un trapano che permetterà di analizzare il suolo marziano a 2 metri di profondità, alla ricerca delle componenti di quella che noi chiamiamo “vita”. Un trapano di progettazione e costruzione italiana.
Come astronauta, ritengo che l’esplorazione planetaria si realizzi pienamente solo nel momento in cui un uomo lascia l’impronta del suo stivale nel terreno vergine di un pianeta inesplorato, mentre fra le dita della sua mano guantata la rossa sabbia scorre come in una clessidra. Ma, affinché questa immagine non resti solo fantasia, è indispensabile continuare a studiare, inventare, scoprire. Preparare il percorso. Lo scopo ultimo di ExoMars è proprio questo: far sì che un giorno non lontano un lander trasporti al suo interno un essere umano. E i sogni, gli sforzi e il genio di coloro che oggi lavorano ai programmi spaziali.
© ESA/Luca Parmitano