Pensieri spaziali

Di Roberto Vittori

La Nasa e lo spazio commerciale
Mentre in Italia ci stiamo concentrando per trovare la prossima configurazione della nostra Agenzia spaziale, negli Stati Uniti assistiamo a una evoluzione del comparto ancora più interessante. La decisione di terminare il programma Space Shuttle ha lasciato gli Stati Uniti senza accesso autonomo allo spazio. Per raggiungere la Stazione spaziale internazionale la Nasa deve ricorrere al vettore russo Soyuz, e in un momento in cui le relazioni tra Russia e Stati Uniti non sono delle migliori, tale configurazione rischia di creare più di qualche imbarazzo alla Nasa. Ma il mondo americano è tutt’altro che fermo. La fine del programma Shuttle ha infatti facilitato una serie di iniziative private verso la commercializzazione delle operazioni aerospaziali. Gli esempi più visibili di tale trasformazione sono SpaceX e Orbital Science, entrambi vincitori del bando di gara della Nasa, nell’ambito del programma “Commercial space transportation services”, per portare materiale ed esperimenti a bordo della Stazione spaziale. Sia la combinazione del lanciatore Falcon 9 con la capsula Dragon (SpaceX) sia Antares e Cygnus (Orbital Science) hanno già dimostrato capacità operativa perfettamente in sintonia con gli standard e le aspettative della Nasa. Vale la pena certamente ricordare che Cygnus è costruito a Torino, da Thales Alenia Space Italia, così come sempre a Torino sono state costruite gran parte delle strutture pressurizzate della Stazione spaziale: capacità di “nicchia” dell’industria italiana, ma sicuramente molto competitiva a livello internazionale. Tornando allo scenario americano, ricordiamo che a breve è attesa la decisione della Nasa sul vincitore (o forse vincitori) del successivo programma, il “Commercial crew development” (ossia lo sviluppo del successore dello Space Shuttle). I principali concorrenti sono tre con Boeing e SpaceX che propongono una capsula (simile alla Soyuz), mentre Sierra Nevada sta sviluppando un “lifting body” con capacità di atterraggio in pista, a tutti gli effetti una specie di Shuttle in miniatura. L’aspettativa è di ottenere, nella transizione alle operazioni commerciali, una riduzione dei costi di operazione e quindi un aumento delle opportunità di accesso allo spazio. Un futuro quindi potenzialmente molto favorevole allo sviluppo del comparto. Nell’immediato, tuttavia, la situazione sembra tutt’altro che favorevole alla Nasa proprio per la dipendenza dalla tecnologia russa. Attesa quindi la decisione e, soprattutto, l’evoluzione che ne farà seguito!

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