Dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande
Abbarbicato sulle colline della Calabria orientale, il pittoresco paesino di Gagliato è una località straordinariamente improbabile per un evento che raccoglie alcune fra le menti più brillanti, a livello mondiale, della scienza e della tecnologia: forse per questo, quando gli organizzatori mi hanno invitato, non ho saputo resistere. Tra strette, ripide stradine, mi sono ritrovato a conversare con medici, scienziati, ingegneri, archeologi, architetti, artisti. Intorno a una tavola rotonda, abbiamo descritto le nostre esperienze. Io ho parlato di spazio, tutti gli altri di nanotecnologia. Mi trovo spesso a rispondere alle domande curiose del grande pubblico, che non ha esperienza diretta del volo orbitale. Ho scoperto che è molto più istruttivo e divertente essere colui che fa le domande (le più strane!) e ascoltare le mirabolanti risposte degli esperti. Anche questo è un modo per uscire dalla propria comfort zone: essere consapevole della propria “ignoranza” e tuttavia esporsi per apprendere il più possibile. Cosa unisce il mondo infinitamente piccolo delle nanoparticelle e quello infinitamente grande dell’universo? La risposta è limitata solo dalla nostra immaginazione.
Materiali disegnati con nanotecnologie possono resistere a condizioni estreme, come quelle che si incontrano nel vuoto interplanetario o durante un rientro ipersonico attraverso l’atmosfera. I tessuti delle tute spaziali del futuro utilizzeranno nanotecnologie per renderle più leggere e resistenti. È possibile disegnare nanoparticelle che sappiano interagire con il nostro organismo a livello cellulare: per distribuire medicine in maniera estremamente precisa, localizzata e ripartita nel tempo. Oppure per attivare o disattivare parti specifiche del genoma: per esempio il gene che permette a certi animali di andare in ibernazione. Se fossimo in grado di ibernare gli esseri umani, la quantità di viveri necessari a un viaggio interplanetario sarebbe ridottissima. I problemi dovuti alle radiazioni (che danneggiano il Dna solo durante la fase di mitosi cellulare, estremamente ridotta in ibernazione) sarebbero minimizzati o risolti. Scienza e tecnologia sono accomunate dal desiderio di superare i limiti conosciuti. Per farlo è necessario prima di tutto abbandonare i paradigmi preesistenti e comprendere che ciò che è pensabile, è possibile. Che è la mia definizione di “esplorazione”.