Pensieri spaziali

Di Roberto Vittori

Verso un nuovo inizio
SpaceX ha presentato proprio questa settimana la sua proposta di navetta per dare di nuovo agli Stati Uniti accesso autonomo allo spazio. Nel 2011, infatti, la flotta degli Space shuttle è stata messa a terra o meglio, in un museo, per l’esattezza nei musei di Washington, Los Angeles, e dello stesso Kennedy space center. Da allora la Nasa è stata costretta a fare affidamento alla tecnologia dei russi. Il costo approssimativo per la Nasa a ogni “passeggero spaziale” è di circa 75 milioni di dollari. Il contratto con Roskosmos attualmente arriva a coprire fino alla primavera del 2018. Il futuro si chiama Dragon. O meglio Dragon V2, a indicare la versione evoluta della capsula che, in realtà, ha già volato ma solo per portare rifornimenti e materiale a bordo della Stazione spaziale internazionale. Sono sette i posti dell’equipaggio nella navetta di Elon Musk, esattamente come per lo Space Shuttle. L’interno invece ricorda in qualche modo la Soyuz per il disegno dei seggiolini, e per il grande schermo che viene predisposto di fronte al pilota e al comandante di missione. Molto interessante è anche il concetto operativo della nuova capsula, che si pone l’obiettivo di un “soft landing” con retrorazzi. Un interessante concetto intermedio tra la precisione dell’atterraggio in pista dello Space Shuttle e l’approssimativo rientro del vettore Soyuz di fabbricazione russa. In effetti ha senso. La capsula ha un vantaggio fondamentale rispetto a qualunque “lifting body” con capacità di atterraggio in pista: è meno delicato in quanto non ha le ali. Al contempo, tuttavia, il sistema di retrorazzi potrebbe consentire una precisione molto maggiore rispetto a quella offerta dal sistema a paracadute offerto dalla Soyuz. Il disegno di Elon Musk pertanto mette assieme lo Shuttle e la Soyuz in un compromesso sicuramente brillante, geniale e anche conveniente. Sembra che il costo per passeggero dovrebbe aggirarsi intorno ai 20 milioni di dollari. Un risparmio veramente significativo paragonato agli attuali costi di Soyuz. Rimane da verificare l’effettiva affidabilità del sistema di Dragon V2. In realtà esistono negli Stati Uniti una serie di proposte e, se è vero che quella di SpaceX di Elon Musk è una delle più visibili, esistono anche proposte di Boeing e di Sierra nevada corporation (Snc). Degno di nota il fatto che Snc si sta concentrando su una architettura differente da quella di SpaceX, ossia cerca di sviluppare un “lifting body” con capacità di atterraggio in pista. Un vero e proprio Shuttle, se pur molto più piccolo. Entro l’estate la Nasa dovrebbe decidere a chi offrire il contratto in modo da dare di nuovo agli Stati Uniti accesso autonomo allo spazio. Siamo in attesa quindi di vedere il nuovo inizio.

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