E quando rientrerà la Iss?
Il caso del rientro non controllato della stazione spaziale cinese Tiangong-1, ripropone con forza il tema dei rischi associati agli oggetti in disuso, ma ancora in orbita attorno alla Terra (o di frammenti dei medesimi). Cerchiamo di razionalizzare la natura del problema e, soprattutto, di distinguere tra rischi per le operazioni in volo e rischi per la popolazione. La presenza di frammenti di piccole/medie dimensioni rappresenta quasi esclusivamente un rischio per le operazioni di volo. Orbitando a svariati chilometri al secondo anche dei micro-frammenti sono dei veri propri proiettili in grado di danneggiare irreparabilmente satelliti o navette spaziali.
Per questo, la comunità internazionale sta facendo uno sforzo importante: sta creando una rete di sensori per realizzare un catalogo il più completo possibile dei detriti orbitanti. Quando quest’ultimi finiscono gradualmente di perdere energia e rientrano nell’atmosfera, bruciano completamente risolvendo il problema. La presenza invece di oggetti di dimensioni significative crea un problema di differente natura, ossia la possibilità che alcuni frammenti sopravvivano alle seppur altissime temperature che caratterizzano l’azione frenante che l’atmosfera esercita su qualunque oggetto in rientro. Quando questo accade abbiamo oggetti che letteralmente “cadono dal cielo”, creando un potenziale significativo rischio per la popolazione, del resto anche molto difficile da gestire. Il caso della Tiangong-1 è un esempio di tale pericolo. Con una struttura lunga circa 10 metri circa e con un peso di 8.500 chilogrammi, pezzi o frammenti della stazione sopravvivono al rientro atmosferico.
Quindi esiste un rischio reale per cose e persone sul pianeta Terra. Si sarebbe potuto gestire il rischio opportunamente controllando la Tiangong e indirizzandola verso un rientro in zone deserte o disabitate; il problema era che la stazione spaziale cinese non era più controllabile ormai dal 2016. Un precedente caso di rientro è stato nel 2001 con la fine della vita operativa della stazione spaziale russa Mir. Quest’ultimo, tuttavia, è stato gestito con un rientro controllato nell’oceano Pacifico. La Mir aveva struttura lunga circa 27 metri dal peso di 100mila chilogrammi. Doveroso pensare all’attuale Stazione spaziale internazionale, lunga circa 100 metri e dal peso di circa 500mila chilogrammi. Un rientro non controllato è difficile da ipotizzare, tuttavia la massa è tale da richiedere la massima attenzione anche nel caso di un rientro completamente sotto controllo. In questo senso, forse bisogna cominciare a ragionare in maniera differente, ossia ipotizzare, in alternativa al rientro, una modalità di allontanamento dall’atmosfera terrestre che lasci la possibilità di “riciclo” parziale almeno di parte del materiale.