Resolute support, guai in vista

Di Andrea Margelletti

A pochi mesi dal termine definitivo della missione Isaf in Afghanistan, il futuro impegno delle Forze internazionali nel Paese resta tuttora molto incerto. Nonostante il dossier afghano sia stato un importante punto di discussione all’ordine del giorno dell’ultimo vertice interministeriale della Nato, tenutosi a Bruxelles lo scorso 3-4 giugno, non sono ancora state prese decisioni di concerto sulla definizione di Resolute support, la missione che dovrebbe prendere il via dal 2015. Tale incertezza è legata al procrastinarsi della definizione del Bilateral security agreement (Bsa), l’accordo tra governo afghano e Stati Uniti che dovrebbe disciplinare, anche legalmente, la presenza delle truppe americane nel Paese a partire dal prossimo gennaio. Il rallentamento della definizione di tale accordo, non solo è stato motivo di un progressivo e sensibile deterioramento dei rapporti con l’amministrazione Obama, ma rappresenta anche un fattore di grande criticità per la sicurezza del Paese, soprattutto in prospettiva del prossimo ritiro delle Forze internazionali dal teatro afghano. Il ridimensionamento del numero di effettivi che Washington lascerà in Afghanistan dal prossimo anno e la prospettiva di un ritiro definitivo del personale militare entro il 2016, influenzeranno inevitabilmente anche la futura missione della Nato. Inoltre, con il completamento della quinta e ultima fase del passaggio di consegne tra Forze Isaf e Afghan national security forces (Ansf) concluso lo scorso ottobre, la responsabilità della sicurezza interna è ora affidata totalmente alle Forze afghane. Nonostante l’affidabilità e la capacità operativa delle Ansf siano notevolmente migliorate in questi anni, come dimostrato dalla gestione delle potenziali criticità in occasione delle recenti elezioni, il sostegno delle Forze Nato appare ancora necessario, soprattutto in termini di addestramento, equipaggiamento e capacità specialistiche. Il ritardo che lo stallo attuale sta causando nella definizione della futura presenza internazionale potrebbe però compromettere i progressi del processo di formazione del personale di sicurezza afghano, che dovrebbe proseguire con l’avvio della nuova missione, e, conseguentemente, limitare la capacità di risposta delle Ansf alle minacce interne. L’impossibilità per la Nato di definire con certezza l’entità dello sforzo che sarà richiesto per i prossimi anni, infatti, sta mettendo in seria difficoltà quei Paesi, tra cui l’Italia, che hanno confermato la disponibilità a portare avanti il proprio impegno in Afghanistan nei prossimi anni, ma che si trovano ora alle prese con la pianificazione del ridispiegamento degli assetti nazionali opportuna per garantire un efficace e regolare avvio di Resolute support.

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