In arrivo il drone made in Europe
A giugno 2015, in occasione dell’Airshow di Parigi, Francia, Italia e Germania firmeranno un accordo per il finanziamento congiunto di studi preliminari per la creazione di un Uav Male (Medium altitude long endurance). L’iniziativa si inserisce all’interno di una più ampia strategia che mira al rafforzamento della cooperazione europea economica e industriale sia in ambito civile sia militare. In questo senso, l’annuncio dello sviluppo di un drone europeo in una collaborazione che vedrà coinvolte le industrie AleniaAermacchi, Dassault Aviation e Airbus Defence&Space, mira proprio a generare nuove competenze critiche fondamentali per garantire autonomia e maggiore sovranità europea nell’ambito della Difesa. Mentre la discussione a livello di ministri della Difesa riguardo la fase di definizione del progetto (basata su una dichiarazione congiunta presentata dalle tre aziende) era iniziata già a partire dal 2014, secondo le previsioni dei tecnici, l’Uav europeo di nuova generazione dovrebbe venir ultimato entro il 2020-2025. Il valore del contratto iniziale è stimato in decine di milioni di euro e vedrà Airbus quale capofila industriale. Benché da parte industriale venga rivendicata l’importanza di questa iniziativa per il mantenimento di capacità cruciali a livello ingegneristico e per superare le limitazioni imposte da Washington alla condivisione di tecnologie statunitensi, alcune perplessità permangono. In particolare, se si considera che i principali Paesi europei (Italia, Gran Bretagna, Francia e Paesi Bassi) si sono dotati recentemente di Uav MQ-9 Reaper, sempre di categoria Male, sorgono dei dubbi circa il potenziale di mercato per i nuovi droni europei. Alla luce di questo fatto, e in un’ottica di medio periodo, si dovrebbe immaginare che il nuovo progetto possa assumere un carattere più ambizioso così da puntare alla creazione di una piattaforma più competitiva, in grado di rispondere anche a funzioni di attacco, invece di focalizzarsi sulla riproposizione di un “simil-Reaper” made in Europe. Questa prospettiva consentirebbe di porre l’industria aerospaziale europea in reale competizione con quella statunitense nel cruciale segmento di mercato degli Ucav e assicurerebbe l’ottimizzazione delle risorse disponibili in una situazione di ristrettezze economiche, oltre che il necessario supporto alle necessità operative delle Forze armate nazionali.