Strategicamente

Di Andrea Margelletti

Non è il momento di tagliare la difesa!
L’attuale congiuntura internazionale si presenta carica di sfide per la sicurezza del nostro Paese, dipingendo un quadro di crisi capace di influenzare negativamente la sicurezza nazionale lungo un arco immaginario che dall’Ucraina investe la Siria, il Libano e l’intero Nord Africa, con minacce multidimensionali (ibride, asimmetriche ma anche convenzionali). A fronte di questa situazione foriera di sicuri nuovi e gravosi impegni per le Forze armate italiane, sotto la guida del ministro Pinotti è iniziato un quanto mai necessario programma di riordino del comparto culminato nella presentazione del Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa. Questo atto di indirizzo politico del ministro pone le basi per un quanto mai necessario adattamento ai tempi dello strumento militare nazionale che, se i piani saranno rispettati alla lettera, produrrà Forze armate più snelle, moderne e permeate a ogni livello da un quanto mai indispensabile approccio interforze. Se, quindi, sul piano dottrinale e organizzativo, la difesa sta facendo i suoi “compiti a casa”, è però evidente come il problema delle risorse da destinare alle Forze armate rimanga una nota dolente che deve trovare una sintesi in sede di Consiglio dei ministri. Le traiettorie di finanziamento della difesa delineate dal Dpp 2015-2017 prevedono risorse pari ad appena 13,2 miliardi di euro per l’anno in corso (contro i 14 miliardi del 2014) che scenderanno a 12,7 miliardi nel biennio 2016-2017. È chiaro che la parabola discendente del bilancio, impostata sulla base del rispetto degli obiettivi complessivi di finanza pubblica, non si concili con le esigenze operative crescenti di un quadro di sicurezza in costante deterioramento. Sarebbe quindi importante invertire la tendenza decrescente o, quanto meno, arrestare la caduta ai livelli dell’anno in corso anche in considerazione delle medesime decisioni già adottate dai nostri partner europei. Infatti, la Francia ha recentemente annunciato stanziamenti aggiuntivi per 3,8 miliardi nel periodo 2016-2019, mentre anche la Germania, nello stesso intervallo di tempo, aumenterà le risorse per la difesa del 6,2%. Infine, anche la Gran Bretagna, già impegnata in un drastico ridimensionamento del proprio apparato militare, ha riconsiderato le proprie scelte impegnandosi a rispettare il target Nato del 2% del Pil da destinare a spese per la difesa. Sarebbe dunque altamente auspicabile che il sistema-Paese nel suo complesso iniziasse quanto prima a riallineare gli stanziamenti alle esigenze dello scenario geopolitico attuale sposando una logica più aderente alla realtà operativa che a quella ragionieristico-contabile imperante.