Strategicamente

Di Andrea Margelletti

Più made in Usa per Israele

Dopo diversi mesi di trattative, Stati Uniti e Israele hanno trovato l’intesa per il rinnovo dell’accordo di assistenza militare che Washington si impegna a garantire a Tel Aviv per i prossimi dieci anni. Il percorso politico e diplomatico che ha portato alla sigla del Memorandum of understanding (Mou) tra i due Paesi è stato segnato da alcuni contrasti relativi all’ammontare degli aiuti, a talune disposizioni che regoleranno le modalità di utilizzo degli stessi e alle recenti politiche di export degli armamenti che Washington sta attuando in tutto il Golfo Persico. Nel dettaglio, il valore del finanziamento ammonta a 38 miliardi di dollari, otto in più rispetto al precedente accordo del 2007, ma due in meno rispetto a quelli ritenuti necessari da Israele per mantenere un adeguato livello di superiorità militare (Qualitative military edge – Qme) nella regione. Si porrà gradualmente fine alla clausola che da circa trent’anni permette a Tel Aviv di destinare poco più di un quarto di questi aiuti alla ricerca, sviluppo e produzione di sistemi d’arma interamente nazionali: per i primi cinque anni, infatti, potrà essere convogliato in questa direzione il 26% dei finanziamenti e, a partire dal sesto anno, tale percentuale diminuirà a poco a poco sino a estinguersi del tutto nell’ultimo. Quest’ultima disposizione, in particolare, segna un duro colpo per l’industria della difesa israeliana che verrà quindi privata di ingenti risorse per ricerca e sviluppo. Fino a oggi, infatti, programmi di successo tra cui l’Iron dome, il David’s sling e l’Arrow, sono stati realizzati anche grazie al sostanziale contributo degli Stati Uniti. È indubbio che, su questa decisione, abbia pesato il parere dei colossi della difesa americana. Infatti, da un lato l’intesa vincolerà progressivamente Israele a utilizzare il denaro del contribuente americano per acquistare esclusivamente prodotti made in Usa, dall’altro limiterà le potenzialità di un concorrente sempre più scomodo nel mercato mondiale della difesa. In conclusione, quindi, il nuovo accordo tra Stati Uniti e Israele in materia di aiuti militari segna sì un incremento di risorse a favore di Tel Aviv nei prossimi dieci anni, ma al prezzo di una maggior dipendenza strategica, industriale e militare da Washington.