Visti da lontano

Di Nick Brough

Spruce Goose, gigante a rischio
Ha 68 anni, è più grande dei giganti dell’aria come l’Airbus A380 e il Boeing 747, è fatto di legno e ha volato solo una volta. Il mitico Spruce Goose – l’oca di abete – lasciò attoniti i 50mila osservatori che assistevano al suo unico decollo a Long Beach, in California. Successivamente, milioni di persone l’hanno conosciuto in The Aviator, il film di Martin Scorzese, con Leonardo DiCaprio che recita nel ruolo del suo creatore Howard Hughes. Per 29 anni, fino alla morte di Hughes, il gigante è rimasto chiuso in un enorme hangar, mantenuto in perfetto stato e sorvegliato 24 ore su 24 da guardie armate. Dopo la morte di Hughes, la sua società – la Summa Corporation – donò il Hughes H-4 Hercules all’Aero Club of Southern California, che lo collocò sotto una cupola di vetro e alluminio vicino alla nave transatlantica Queen Mary, nella zona portuale di Long Beach dove è rimasto fino al 1992. È stato poi acquistato da Delford Smith, fondatore della Evergreen International Aviation, per costituire il fulcro del nuovo museo aeronautico, fondato dallo stesso Smith a McMinnville, nello Stato dell’Oregon. Ora una catena di problemi mette a rischio il futuro del gigante. Dopo il fallimento della Evergreen e la morte di Smith, il museo non è riuscito a far fronte ai suoi debiti. Ormai si avvicina – entro questo mese – l’asta fallimentare di una parte degli immobili. La speranza di evitare lo sfratto o l’abbandono dello Spruce Goose è riposta nella cessione del Wings and Waves Water Park e delle altre attività che fanno parte del grande complesso di cultura e di intrattenimento, affinché possano bastare per pagare i creditori, salvando il museo. Rewind al 1942 per capire la nascita e la brevissima vita del programma H-4 Hercules. Con l’entrata degli Usa nella
Seconda guerra mondiale, le Forze armate volevano un grande aereo di trasporto cargo con un’autonomia di volo transatlantico, per evitare gli affondamenti delle navi da parte dei sommergibili tedeschi. Hughes ottenne un modesto finanziamento per sviluppare il progetto, ma strada facendo il ministero della Difesa abbassò la sua priorità e non gli fornì l’alluminio per realizzarlo. Un uomo come Howard Hughes quando ha un’idea in testa non l’abbandona, per cui andò avanti sfruttando una tecnica innovativa: incollare sottili lamiere di legno, irrobustite con collante e una cottura in autoclave. Fu un precursore, in qualche misura, della lavorazione dei compositi per la struttura del Boeing 787. Spinto da ben otto motori Pratt & Whitney da 28 cilindri, sotto il comando dello stesso Hughes, l’aereo si sollevò poco sopra il mare e percorse un paio di chilometri, volando per circa un minuto. Da quel momento non ha mai più volato. Per chi vuole seguire i tentativi di salvataggio consigliamo il giornale locale online Yamhill Valley News Register, che ci porta nell’ambiente della provincia rurale americana che vediamo più nei film che nei viaggi di turismo negli Usa.
Cimeli spaziali dalle stelle alle stalle
Ha fatto di nuovo il giro del mondo, questa volta come notizia, l’orologio da polso dell’astronauta Dave Scott della missione Apollo 15, quando è stato venduto all’asta per oltre un milione e mezzo di dollari. È meno noto che recentemente è finito umilmente nel deposito di uno sfasciacarrozze un prototipo della Nasa del Rover lunare, invece di occupare un posto d’onore in un museo. Oggi sono conservati tre Rover lunari, ma sono difficili da visitare in quanto parcheggiati… sulla Luna.
Secondo i documenti della Nasa, il veicolo in questione era un Local scientific survey module o Lssm utilizzato per le prove human factor studies and mobility evaluations nel 1965 e 1966. La scoperta del Module è avvenuta per caso, quando uno storico del Marshall Flight Centre l’ha visto nel giardino di una casa nella città di Blountsville, in Alabama. Lo storico ha avvisato la Nasa, che purtroppo sarebbe arrivata in ritardo (problema congenito nei programmi spaziali?) a Blountsville. Fin qui la notizia come l’abbiamo letta. Invece il 29 ottobre arriva la svolta. Il proprietario di un’officina di autodemolizione legge la notizia e informa a sua volta un giornale, dicendo che possiede il veicolo e che lo tiene con cura. Afferma che da tempo gli esperti della Nasa hanno ispezionato il Module e che avrebbero voluto prenderselo ma non volevano pagarlo. Gli avrebbero detto che è il “più raro di tutti i moduli”, che “lo cercavano da 25 anni”. È lo stesso veicolo che vediamo nella foto con il grande Wernher von Braun alla guida. Ora il proprietario lo vuol vendere. Farà gli stessi soldi dell’orologio di Scott?
Qual è la rotta più trafficata dell’Eurasia?
Questo mese guardiamo un po’ di numeri: i dati sul trasporto aereo al di fuori di quelli sotto gli occhi di tutti. Vi siete mai chiesti qual è la rotta con il maggior numero di compagnie aeree? Non il maggiore numero di voli, ma di compagnie, in concorrenza – reale o presunta – una affianco all’altra? Una piccola ricerca nel sito d’informazione anna.aero risponde alla domanda che non avreste mai osato chiedere. Limitandoci ai voli intra-europei, fra le prime rotte solo una “tocca” l’Italia: nella settimana presa in esame, che iniziava il 3 agosto, ben sette compagnie collegavano Roma a Londra con voli non stop. Per la precisione Alitalia (27), British Airways (70), easyJet (32), Monarch Airlines (5), Norwegian (6), Ryanair (21), Vueling (10). In parentesi il numero di voli, per un totale di 171 voli settimanali. Altre 14 rotte vedono sette compagnie operare, ma solo due rotte raggiungono il traguardo degli otto vettori: Cologna-Antalya e Dusseldorf-Antalya. Sul podio con ben 10 vettori, è appropriato che salgano due città olimpiche. E va bene, non vi facciamo trattenere il respiro, riveliamo tutto. È la rotta Mosca-Sochi, con la presenza di Aeroflot (47), Gazpromavia (1), Nordavia (1), OrenAir (7), Pobeda (42), S7 Airlines (28), Transaero Airlines (25), Ural Airlines (16), UTair (21) e Yakutia (7). Considerando le difficoltà che l’industria del trasporto aereo russo sta affrontando, con consolidamenti in corso d’opera, è facile prevedere, tuttavia, una diminuzione dei vettori e anche delle frequenze.
Atterraggio d’emergenza per la flatulenza dei passeggeri
Un Boeing 747-400 cargo della Singapore Airlines in volo da Sydney a Kuala Lumpur ha fatto un atterraggio d’emergenza a Denpasar (Bali) in seguito all’allarme incendio nelle stive. I sensori, infatti, rilevavano la presenza di fumo, motivo della decisione di atterrare appena possibile. Una volta aperti i portelli delle stive, il mistero. Niente fumo, temperatura normale, niente fuoco, nessuna anomalia. Ignare di che cosa avevano provocato c’erano 2.186 pecore, i “passeggeri” con destinazione Malesia. Com’è noto, in comune con altri mammiferi erbivori, questi quadrupedi hanno una marcata tendenza alla flatulenza: i sensori anti-incendio hanno confuso i gas da loro emessi con il fumo. Così, il volo SQ-7108 è ripartito dopo due ore e mezzo. A pensarci, mai visti fagioli nel menu di bordo, un’altra precauzione per la sicurezza del volo?