giugno 2014

Di Flavia Giacobbe

Le esigenze della finanza pubblica non sempre corrispondono alle necessità della storia e della geografia. La previsione dei tagli nei budget della difesa (la sequestration negli Usa, l’austerity in Europa) non poteva certamente prevedere quello che sarebbe potuto accadere e che si sta drammaticamente verificando in questi mesi. Le minacce alla sicurezza internazionale sono esponenzialmente aumentate in diversi quadranti. Se ad est la guerra è meno visibile ed è giocata, con aggressività non minore, nella dimensione prevalente del cyberspazio, a sud, dalle coste libiche al Medio Oriente, passando per Iraq e Corno d’Africa, la destabilizzazione è più evidente. Il mondo vive una fase di nuova turbolenza, non meno grave di quelle del passato. Mentre prima i diversi fronti, dalla Guerra fredda all’Iraq, si sono succeduti anche temporalmente, adesso le esplosioni delle crisi sono contemporanee. Da Kiev a Bagdad passando per Taiwan, l’Artico e tornando in Nigeria: i focolai sono tutti accesi e nessuno di questi sembra destinato a spegnersi presto o facilmente. E qui non parliamo neppure dei foreign fighter o delle capacità di attacco di singoli o gruppi di hacker. Le risposte agli interrogativi posti da questi scenari implicano una capacità politica e diplomatica senza pari. Con la speranza di non doverne mai fare uso, non si può negare che serva innalzare i livelli anche della capacità di difesa. Non investire strategicamente in questa direzione, rinunciando alla sfida tecnologica, significherebbe disarmare la capacità di garantire quelle condizioni di pace e sicurezza che, pur non senza contraddizioni, la comunità internazionale, e l’Alleanza atlantica in particolare, hanno saputo garantire negli ultimi decenni. Un corsa al riarmo sarebbe improponibile e anacronistica (anche se molti Paesi non propriamente democratici stanno spendendo esattamente in questa direzione) ma altrettanto lo sarebbe voltarsi dall’altra parte nascondendosi dietro l’alibi della finanza pubblica. In questo contesto geopolitico, sta per iniziare il salone Farnborough, il momento più atteso e importante per l’industria aerospaziale. L’impresa americana sarà presente in modo significativo. Guardando all’Italia, c’è attesa per il debutto della Finmeccanica a guida Moretti. Per il nostro sistema-Paese oggi le opportunità possono essere maggiori dei rischi. A maggior ragione, non possiamo permetterci errori o distrazioni.

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