, Editoriali

Il periodo delle celebrazioni per i 70 anni dalla nascita del Patto atlantico sta coincidendo con sfide importanti alla nostra sicurezza. Le mire egemoniche cinesi e la loro pervasività nel campo delle comunicazioni; l’attivismo russo sia nel quadrante mediterraneo sia nel campo cyber; la minaccia del terrorismo di matrice jihadista e la complessità della sfida ibrida. Su tutti, le preoccupazioni del nostro Paese si stanno concentrando nell’escalation degli scontri in Libia. Sul dossier nordafricano, seppur rimasto in cima alle priorità del governo, sono stati fatti passi indietro. E ora, dopo otto anni dalla caduta di Gheddafi e dallo scoppio della guerra civile, sembra che lo Stato stia velocemente scivolando verso il caos militare.

La prova di forza del generale Haftar è andata oltre le aspettative e i raid rischiano di vanificare il tentativo di dialogo promosso dalle Nazioni Unite. L’Italia, sia con Washington sia con l’Europa, non ha mai smesso di lavorare per una stabilizzazione della regione, ricevendo delle risposte a tratti poco chiare dagli alleati. L’antagonismo strisciante tra Roma e Parigi sul dossier ha limitato il dialogo, penalizzando l’unità d’intenti. L’incertezza dell’amministrazione Usa sulla strategia da perseguire e il suo progressivo disimpegno su Tripoli stanno contribuendo all’immobilismo nostrano. E questo si ripercuote anche sull’attenzione riservata dalla Nato al fronte meridionale.

Come ben sappiamo, è stata Roma a promuovere la creazione di un Hub del sud a Napoli, ma, come autorevoli fonti dell’Alleanza confermano, non c’è stata finora la volontà di accelerare lo sviluppo di questo fronte a scapito del fianco est che rimane di fatto più attenzionato dai quartier generali del Patto Atlantico. Forse la degenerazione della questione libica imporrà una maggiore presa di coscienza sulle urgenze a sud e sulla nostra penisola che rischia di risentire più degli altri Paesi della deflagrazione del nord Africa. L’Italia, se ha una strategia, la imponga. E gli alleati dimostrino quella solidarietà che è alla base dei valori condivisi in questi ultimi 70 anni.