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Una buona notizia. Airpress ha scelto di dedicare la sua copertina e una parte rilevante di questo numero alla costituzione dell’Intergruppo parlamentare per lo spazio. Deputati e senatori di tutti i gruppi politici hanno scelto di provare a dare un supporto continuativo alle politiche che investono uno dei settori a maggiore capacità di innovazione. Questa novità istituzionale chiude virtuosamente un cerchio che ha registrato nei mesi scorsi un impegno convergente delle tre ministre donne coinvolte (Pinotti per la Difesa, Giannini per la Ricerca e Guidi per lo Sviluppo economico) e l’avvio – particolarmente positivo – di un tavolo di coordinamento governativo presso Palazzo Chigi, sotto la guida del consigliere militare del presidente del Consiglio, il generale Carlo Magrassi, e del suo staff. La sfida è, evidentemente, quella di riuscire a riconoscere con chiarezza un interesse nazionale del Paese e fare in modo che gli obiettivi politici e industriali possano trovare una adeguata copertura, finanziaria e istituzionale appunto. È difficile dire se questo sforzo, questa nuova architettura, sarà efficace rispetto alle aspettative. Si tratta però di un indubitabile passo in avanti che va incoraggiato e apprezzato. La riflessione strategica sul ruolo italiano nel settore dello spazio giunge peraltro in un momento cruciale e simbolicamente suggestivo. Cinquanta anni fa dimostrammo di essere all’altezza delle nostre ambizioni. Il 15 dicembre del 1964 il lancio dalla base Usa di Wallops del satellite San Marco 1 sancì una capacità specifica del nostro Paese e sottolineò il valore e
la potenzialità della cooperazione transatlantica. Questa ricorrenza non deve essere celebrata in una dimensione nostalgica: piuttosto può essere considerata come una spinta a guardare al futuro con maggiore fiducia. Se da un lato, festeggiamo Samantha Cristoforetti che
parte dalla base kazaka di Bajkonur a bordo di una navicella Soyuz e vivrà per sei mesi nella Stazione spaziale internazionale, dall’altro non possiamo non dare il giusto peso alla riunione ministeriale dell’Esa che si terrà in Lussemburgo. Politiche quindi, ma anche risorse finanziarie e capacità industriali. Le tre dimensioni della questione Spazio non possono essere affrontate se non congiuntamente. E l’aspetto economico e occupazionale sono chiaramente centrali anche perché rivela il ruolo sostanziale di un Paese nella governance globale degli interessi nazionali. L’Italia ha scelto di giocare la sua partita costruendo partnership. Da una parte vi è il campione nazionale Finmeccanica che nel tempo ha raffinato la sua collaborazione in questo comparto con i francesi di Thales (vedi Thales Alenia Space e Telespazio), dall’altro vi è la realtà delle imprese Usa che oggi è ancora più solido con l’acquisizione di Avio Aero da parte di GE. Resta in piedi la partita di Avio Space e i tentativi, pubblicitariamente riusciti ma produttivamente tutti da dimostrare, dei piccoli epigoni locali di SpaceX. Anche su questo la politica e l’industria nazionale sono chiamate a fare una scelta e a darvi continuità finanziaria. Bisogna marginalizzare le spinte delle lobbies clientelari e invece concentrarsi sul quadro strategico. L’Intergruppo parlamentare e la cabina di regia del governo su questo possono fare la differenza. Proviamoci.