Mentre va in stampa questo numero di Airpress, arriva la notizia dell’imminente riunione del Consiglio supremo di difesa che esaminerà il Libro bianco preparato dal ministero guidato da Roberta Pinotti. A questo importante documento programmatico dedicheremo senz’altro tutta l’attenzione necessaria già a partire dal prossimo mese. Per ora, non possiamo che salutare con soddisfazione il varo, pur con qualche mese di ritardo, di questo tanto atteso Libro bianco della difesa.
Le crisi che circondano l’Europa e che incombono sull’Italia richiedono scelte coerenti e una adeguata capacità di comunicazione presso le opinioni pubbliche. Difficile prevedere se il paper redatto dal ministero di via XX settembre metterà “i
piedi nel piatto” e cioè se definirà con chiarezza i livelli minimi di investimento nei prossimi anni (la Nato ci chiede di spendere il 2% del Pil). Legge navale, Jsf e Forza Nec sono solo i principali programmi che vedono protagonista il nostro Paese. Non sono gli unici e peraltro non possono essere considerati gli ultimi (in ordine temporale). Il Libro bianco farà chiarezza sul perimetro effettivo dell’impegno governativo? Vedremo. Così come avremo opportunità di capire quanto forte sarà la spinta alla maggiore integrazione fra le Forze armate e le loro imponenti strutture parallele. Quel che è certo è che sarebbe un errore pretendere da un singolo documento, per quanto importante, tutte le risposte sin qui sempre rinviate. I nodi di fondo vanno sciolti da governo e Parlamento fuori da ogni tecnicismo. Il Libro bianco segna la partenza e non la conclusione di un percorso di alfabetizzazione dei cittadini nei confronti dei nuovi concetti di sicurezza e difesa. Si tratta infatti di maturare una consapevolezza pubblica che possa, per esempio, provocare la giusta indignazione per episodi imbarazzanti come il sequestro
preventivo di un’infrastruttura militare strategica come il Muos. Prima del Libro bianco, infatti, l’Italia ha dovuto registrare una nuova pagina nera.