Dicembre 2019, è tempo di bilanci. I tempi e le modalità con cui il mondo della difesa e della sicurezza evolve segue inevitabilmente le accelerazioni degli sviluppi tecnologici. L’èra della disruption sta modificando profondamente i concetti strategici che abbiamo visto determinarsi in modo progressivo nel corso degli anni. Non abbiamo fatto in tempo ad assimilare, in Italia, l’idea del quinto dominio — quello cibernetico — che da Washington arriva una nuova, e decisiva, sfida. Il Congresso Usa ha infatti ratificato la costituzione della Space force fortemente voluta dall’amministrazione Trump. Non si tratta di un ritorno alle guerre stellari, ma di un vero e proprio balzo in avanti che non può lasciarci indifferenti. In questa nuova sfida, possiamo scegliere se correre da soli, se stare con il nostro alleato, piuttosto che fare l’occhiolino al fronte sino-russo, cui da troppo tempo settori ampi della politica nostrana mostrano più di qualche interesse.
Intanto, la Nato è impegnata a trovare nuovi equilibri e, nonostante le nostre incertezze, non si può non notare positivamente la confermata attenzione verso il fronte sud e il ruolo di Roma. Ruolo che si fa geopoliticamente ancora più interessante dopo la vittoria di Boris Johnson in UK. Lo scenario di Brexit apre a nuove opportunità, ma anche a nuovi, delicati rischi. E l’industria della difesa italiana dovrà essere attenta a evitare la trappola della normativa sull’esportazione dei materiali di armamento e di converso approfittare della relazione speciale costruita nei decenni passati.
Che il Belpaese abbia qualche carta da giocare trova conferma nei dati Sipri sulle spese militari mondiali: il trend 2018 sancisce il balzo in avanti dei campioni nazionali, Leonardo e Fincantieri. A questo punto la crescita può consolidarsi non solo attraverso le capacità delle aziende, ma anche e soprattutto attraverso la credibilità del sistema-Paese. La scelta del ministro Lorenzo Guerini, con il sostegno del Parlamento, di mettere fine alla melina sulla nostra partecipazione al programma F-35 è un’eccellente notizia. Non tanto e non solo per i rapporti transatlantici, ma perché si allontanano le ombre della peggiore ambiguità italica. Questo, naturalmente, è un punto di partenza e non di arrivo. Un punto di partenza.
E se il 2019 sarà ricordato come l’anno in cui è stato approvato il G2G, ora è giusto guardare avanti. Alle forze politiche tutte ricordiamo che il Libro bianco aveva anche previsto la necessità di varare una legge sessennale, finalizzata a stabilizzare gli investimenti della Difesa dando certezza nella programmazione ed evitando di restare impigliati nelle maglie delle lobby delle industrie o della politica. Come si è visto in questi mesi è possibile ottenere risultati importanti e con un consenso bipartisan. Avanti tutta.