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E se avessimo un’industria dell’aerospazio e della difesa che funziona? La domanda è lecita. Nonostante il tipico disfattismo italico, infatti, il comparto dimostra numeri oltre le aspettative e possibilità di export in crescita a supporto della proiezione internazionale del Paese. Lo dimostra la discussa intesa con l’Egitto per una serie di importanti vendite che coinvolgono i maggiori attori nazionali, nell’ambito di una ricostruzione dei rapporti col Cairo che appare essenziale per risolvere l’intricato dossier libico. C’è però di più.

L’industria nazionale della difesa supera i limiti dei risicati budget nazionali. A fronte di un bilancio pubblico inferiore alla metà di quelli di Regno Unito, Francia e Germania, il settore industriale riesce a esprimere un potenziale del tutto simile ai competitor del Vecchio continente. L’ultima classifica Sipri pone l’Italia al terzo posto in Europa per vendite militari, pur considerando solo i due campioni Leonardo e Fincantieri, entrambi in crescita nel 2018 tanto da guadagnare posizioni nella “top 100” fino, rispettivamente all’ottava e alla cinquantesima posizione (al netto delle aziende cinesi che, si vedrà, sconvolgono l’intera graduatoria). Si tratta di trend destinati ad affermarsi. Piazza Monte Grappa si avvicina al rinnovo dei vertici avendo reso noto che la performance dell’anno scorso è stata superiore alle attese, con ordini e ricavi sopra la guidance e cioè oltre a 13,5 e 13 miliardi di euro.

Un altro dato è da tenere in considerazione: con la Brexit, l’Italia rappresenta il secondo Paese dell’Ue per vendite nel settore, posizione da vantare nelle opportune sedi negoziali in cui si continua a definire il futuro della Difesa comune. Certo, dopo rinvii e tentennamenti, l’uscita del Regno Unito dell’Unione si è alla fine consumata e per l’industria della Difesa italiana ha ora inizio una nuova stagione all’insegna dell’incertezza. Il mercato inglese ha un valore non indifferente e parte della nostra industria ha già un legame privilegiato con Uk anche grazie all’intesa sul sistema di sesta generazione, il Tempest, del quale faranno parte oltre a Leonardo anche Elettronica, Avio Aero e MBDA. Per ora è solo una dichiarazione d’intenti, ma si tratta di una scelta (industriale, militare e politica) di campo che ha fornito una guida al comparto.