Gennaio 2020

Di Flavia Giacobbe

Le crisi nel Mediterraneo fanno emergere un quadro molto chiaro: l’Europa non ha volontà né capacità di affrontare i disordini ai confini sud; la Francia resta un battitore libero, che punta ai propri interessi; e nuovi attori, come Turchia e Russia, hanno fatto il loro prepotente ingresso nel teatro libico. In questo scenario, il nostro Paese deve rivedere impegni e strategie. In primis va riconsiderato lo strumento militare e anche la presenza dei nostri soldati all’estero deve coincidere pienamente con quello che è l’interesse nazionale (il decreto missioni per il nuovo anno sarà occasione di confronto su questo).

La Libia è un esempio (negativo) di come il nostro Paese affronta partite complicate e che richiedono continuità rispetto agli esecutivi che si succedono a Roma. Il dossier è la prova che se si lasciano vuoti degli spazi, questi vengono immediatamente occupati da altri attori. Un inconveniente che può irrimediabilmente modificare rapporti di forza e assetti consolidati sul campo dalla nostra intelligence.

Un capitolo a parte è poi il nostro rapporto con la Francia. L’Europa non ha avuto il coraggio e la volontà di parlare con una sola voce sul Nordafrica, e questo ha comportato un danno e un ritardo nel soccorso alla Libia. La stessa impasse sulla missione Sophia da parte di Bruxelles testimonia una certa disattenzione per il fronte sud dell’Unione. Se tra noi e Parigi gli interessi sono divergenti su molti ambiti (non possiamo negarlo), ci sono alcuni temi sui quali potremmo trovare intese (la cantieristica navale militare è tra questi, con l’operatività di Naviris, joint venture tra Naval Group e Fincantieri).

Ad esempio, se in Libia le due capitali europee si sono trincerate su fronti opposti, il Sahel potrebbe contribuire a far trovare un punto di incontro. Infatti, Parigi ha chiesto ai Paesi partner un aiuto per il presidio di una regione in cui la Francia ha stanziato già circa 4.500 militari. L’Italia, che in Niger ha accettato, circa un anno fa, di dispiegare un piccolo contingente, accogliendo ora positivamente la richiesta francese di maggiore presenza in Sahel, amplierebbe i dossier sui quali confrontarsi con Parigi, creando le condizioni per un diverso approccio sulla Libia. Oggi l’aumento di interessi stranieri nel Paese, e al contempo il disimpegno statunitense nella regione, hanno ridotto i margini di manovra per l’Italia.

Nel prossimo incontro tra Lorenzo Guerini e Mark Esper saranno ribaditi gli impegni italiani nei teatri che ci vedono già protagonisti, con l’intenzione di incrementare, come ha spiegato il titolare di Palazzo Baracchini in Parlamento, la presenza in Africa, nelle acque di Hormuz e in Libia, attraverso un intervento militare internazionale. L’assist degli Usa (dove Leonardo ha appena vinto una importante fornitura di elicotteri per la US Navy) resta comunque fondamentale e la visita a fine mese del nostro ministro della Difesa al Pentagono sarà l’occasione per un faccia a faccia con gli alleati. Fiduciosi che non sia troppo tardi.

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