Luglio / Agosto 2020

Di Flavia Giacobbe

Come reagirà il settore della Difesa alle difficoltà economiche che si affacciano sulla Penisola? L’unico dato certo che abbiamo è che ci attende un periodo difficile, nel quale purtroppo saremo in buona compagina con i partner del Vecchio continente (e non solo). Ma questo non ci consola. All’estero stanno già mettendo in cantiere dei piani di sostegno per il settore. E l’Italia?

Il punto è come valorizzare e potenziare le capacità dell’industria della difesa nazionale. Un tema legato a doppio filo con le occasioni offerte dalla Difesa comune. Come ha auspicato più volte il ministro Guerini, il nostro Paese deve sfruttare al meglio gli strumenti che l’Europa mette a disposizione. Il budget per il prossimo Edf è in via di definizione, ma l’ultima proposta della Commissione prevede soltanto 8 miliardi, rispetto ai 13 di partenza. Eppure, per raggiungere gli obiettivi, servirà un Fondo ambizioso e che veda la convergenza di Roma, con Berlino, Parigi e Madrid. Il segnale positivo del vertice romano tra il ministro Guerini e l’omologo francese Florence Parly (appena riconfermata dall’Eliseo) ha dato prova dell’attenzione che Italia e Francia hanno per il dossier.

A livello nazionale è quanto mai importante un dialogo e una sinergia tra le Forze armate, l’industria e la politica, per individuare una strategia e ridefinire i programmi sui quali vogliamo puntare. Anche perché i fondi europei non andranno a sostituire quelli nazionali, ma solo a cofinanziarli. Una riflessione a parte dovrà essere dedicata ai programmi più importanti che ridefiniranno il contesto industriale europeo, come il caccia di sesta generazione e il carro armato del futuro. Se sul primo serve una accelerazione (ma anche l’auspicio che Fcas e Tempest alla fine convergano), sul secondo il panorama è più incerto.

A livello interno, per rendere il comparto più resiliente allo sconquasso del Covid-19, il nostro Paese deve attrezzarsi con poche misure, già in verità necessarie prima dell’emergenza. Tra tutte, avviare al più presto i programmi già approvati; dotarsi di una legge pluriennale che dia certezza finanziaria e continuità programmatica all’industria e alle Forze armate (per investimenti e ricerca) e infine procedere con un sistema di sostegno efficace all’export (visto che il 70% del valore del comparto deriva dai mercati stranieri), che sfrutti appieno il meccanismo GtoG. La crisi corre, facciamoci trovare pronti!