Luglio/Agosto 2016

Di Flavia Giacobbe

L’Alleanza atlantica non è mai stata così debole. Una tempesta perfetta si sta abbattendo su Europa (soprattutto) e Stati Uniti. Se sul piano militare resta intaccata la superiorità occidentale, è sul piano politico e strategico che emergono falle preoccupanti. Viviamo, infatti, il tempo delle minacce asimmetriche. Negli ultimi anni abbiamo molto detto e ascoltato circa la cosiddetta “guerra ibrida”. La realtà adesso si sta imponendo sulla teoria. Gli attentati di Dacca e Nizza, per non parlare del controverso tentativo di colpo di Stato in Turchia, sono solo gli ultimi esempi di una fragilità che si estende dall’Asia fino ad arrivare nel cuore del Vecchio continente. La paura diventa così un’arma che come un coltello penetra il burro caldo di una società, la nostra, totalmente vittima dei suoi fantasmi. L’avanzata dei populismi e dei nazionalismi non è, infatti, un elemento diverso e distante dalla gravità del contesto internazionale: ne è insieme causa ed effetto in un cortocircuito che si autoalimenta. Se guardiamo alla Nato, ci renderemo conto che non abbiamo solo un vulnus ormai evidente (Ankara e il suo leader Erdogan). Dobbiamo iniziare a considerare la deriva autoritaria della presidenza polacca. Il Paese-chiave nel rapporto fra Europa occidentale e orientale è alle prese con un regime eletto democraticamente, ma che sta pian piano smontando l’assetto istituzionale frutto della “rivoluzione” di Solidarnosc. Tutto questo non può lasciare indifferenti. Tanto più se teniamo conto che mentre la Ue e gli Usa sono alle prese con i loro processi elettorali, Russia e Israele tessono una robusta tela diplomatica che, nel caso del Cremlino, tende a far risaltare le debolezze dell’Alleanza. Il beneficio nel medio e lungo periodo potrebbe essere a favore della Cina che, nella disattenzione generale, continua a lavorare per rafforzarsi militarmente, pur avendo ancora un gap notevole. Il guaio è che anche Pechino non vive una fase economica e finanziaria positiva. Anzi. L’instabilità globale è così servita. Possiamo illuderci che la fonte dei nostri problemi sia il solo terrorismo islamico. Così non è. La crisi che viviamo non porta un velo e non inneggia il jihad. Il nostro spettro ha il volto stanco di un occidente che fatica a ritrovare la sua identità, stordito dal benessere e minacciato dalle contraddizioni della sua forza più grande, la democrazia.