marzo 2016

Di Roberto Battiston

Tra sette mesi ci sarà il secondo atto. Il primo, la partenza da Baikonur, è stato un successo di pubblico e critica. ExoMars con il suo carico scientifico e tecnologico è in viaggio verso Marte, dove inizierà la caccia alle risposte più importanti che cerchiamo, quelle sull’origine della vita. Il tragitto che percorrerà, 496 milioni di chilometri nel silenzio dello spazio profondo, è abbastanza lungo da consentirci una riflessione e, perché no, agire per accrescere il nostro patrimonio aerospaziale nazionale. Perché di questo si tratta, un patrimonio: l’aerospazio è un’industria straordinaria, perché oltre a produrre ricchezza (1,6 miliardi di euro di fatturato con 6mila dipendenti), crea prospettiva, slancio, immaginazione. Beni intangibili ma primari, senza i quali una nazione semplicemente non è. Perché la continua ricerca della frontiera scientifica e tecnologica appartiene al Dna dell’uomo e si proietta in tutte le grandi imprese. Quella di ExoMars è una grande impresa dell’Agenzia spaziale europea, dove l’Italia ha investito quasi 400 milioni di euro (circa il 35%, primo contributore) mettendo a disposizione le sue migliori eccellenze scientifiche e industriali, come il prime contractor Thales Alenia Space Italia, joint venture tra Finmeccanica e Thales. E siccome l’Italia questa sfida la affronta da leader, credendoci fin dall’inizio, ricordo due cose che servono al sistema dello spazio italiano per far in modo che i nostri giovani domani progettino quello che sognano oggi. Innanzitutto se vogliamo continuare a dire – con giusto orgoglio – che siamo la sesta potenza spaziale del mondo, dobbiamo mantenere la capacità di un autonomo accesso allo spazio. Quindi fare in modo che Vega, il gioiello dei lanciatori europei, sia italiano, non solo di nome ma anche di fatto. Oggi oltre l’80% del capitale è detenuto dal fondo d’investimento inglese Cinven, che potrebbe realizzare il suo investimento anche vendendo a competitor. E se ciò accadesse non sarebbe in pericolo solo il miliardo di investimenti pubblici fatti negli anni, ma sarebbe sconfitta l’Italia dello spazio che si troverebbe a chiedere – e non decidere – di andare in orbita. L’altra cosa importante è l’approvazione del disegno di legge sullo spazio che istituisce presso la presidenza del Consiglio il Comitato interministeriale per le politiche spaziali, politiche che, toccando aspetti cruciali del nostro vivere e del governo, quali la ricerca, la difesa, lo sviluppo economico e gli esteri, richiedono un approccio sistematico e strategico. Sarebbe il miglior modo per festeggiare il 19 ottobre, l’arrivo su Marte del lander Schiaparelli.

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