SETTEMBRE 2015

Di Flavia Giacobbe

Sigonella, Sicilia, Mediterraneo. Era la notte del 10 ottobre 1985 quando Italia e Usa si trovarono a dover gestire una crisi internazionale provocata da un atto terroristico palestinese avvenuto nel cosiddetto Mare nostrum. Un commando prese in ostaggio la nave da crociera Achille Lauro nei pressi di Alessandria d’Egitto, in una stagione in cui la crisi del Medio Oriente si era già manifestata in tutta la sua complessità. Sono trascorsi trent’anni ed è ancora il Mediterraneo il centro delle principali vicende geopolitiche che interessano il nostro Paese e la Sicilia è ancora un luogo strategico che preoccupa gli stessi Stati Uniti. La base di Sigonella riceverà a breve i cinque droni Global Hawk, prodotti dall’americana Northrop Grumman, come parte del programma di sorveglianza aerea di alta quota Ags (Alliance ground surveillance) promosso dalla Nato. Mentre a pochi chilometri dalla base dell’Alleanza atlantica, dovrebbe diventare operativo il Muos, l’ultimo tassello di un sistema di comunicazione satellitare militare gestito direttamente dal Dipartimento della Difesa americano, che da quattro anni è al centro di polemiche per la sua attivazione con l’amministrazione locale. Intanto, intorno alla Sicilia nulla è cambiato, o forse sì. E non in meglio purtroppo, dal momento che l’altra sponda del Mediterraneo, la Libia, ma anche il Medio Oriente con la Siria, è dilaniata da una guerra violenta che ci riguarda molto da vicino. Uno scontro che rischia purtroppo di destabilizzare anche gli altri Paesi della regione. La lunga marcia dei profughi siriani e iracheni verso l’Europa e il traffico di esseri umani che dalla coste tripoline fa rotta su Lampedusa e la Sicilia, ci ricorda che la sicurezza nazionale (compresa quella energetica) dell’Italia non può essere garantita senza una visione geopolitica che abbia nel Mediterraneo il suo naturale fulcro. Del resto, che l’interesse nazionale del nostro Paese sia la sponda sud è stato scritto con chiarezza nel Libro bianco per la Difesa del ministro Roberta Pinotti ed è stato confermato anche dalle recenti scoperte di gas al largo dell’Egitto, che impongono all’Italia un ruolo di partner strategico per Il Cairo sia dal punto di vista politico sia di sicurezza comune.

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