In autunno, oltre alla prova del referendum sulla Costituzione, per il governo si avvicina una stagione di scelte importanti di finanza pubblica. Gli italiani, proprio come il resto dei cittadini europei, si affacciano a questo autunno con una consapevolezza diversa sul ruolo e sul peso della sicurezza e della difesa nella nostra quotidianità. Dopo i numerosi attentati che hanno colpito l’Europa, il valore della difesa si è fatto più vivo e confortante in ognuno di noi. Una capacità strategica e fondante che garantisce alla nostra società di mantenere lo stile di vita occidentale e che ci assicura la tutela di valori nei quali crediamo. Questa nuova consapevolezza dovrebbe allontanare l’idea della difesa, che in passato ha spesso accarezzato i governi, come luogo in cui è possibile apportare facilmente dei tagli. La legge di bilancio, che la Commissione europea sarà chiamata ad esaminare, sta portando via XX settembre ad individuare degli ambiti di taglio alla spesa pubblica. L’auspicio è che non si vada a infierire su un comparto già messo a dura prova e che ha visto le sue esigenze aumentare nelle ultime settimane, come testimonia il recente impegno a Misurata di un contingente italiano. Il settore, al contrario, avrebbe bisogno di investimenti per continuare a dare i suoi frutti. Perché il comparto della Difesa-aerospazio (Da) con oltre 13 miliardi di euro di valore della produzione e 8,1 miliardi di euro di export, come spiega la recente ricerca di OpenEconomics, contribuisce alla performance dell’economia italiana, garantendo un valore aggiunto di circa 3,8 miliardi di euro. Da questo punto di vista, le recenti aperture per una convergenza di Italia, Germania e Francia su una difesa comune, alle quali il nostro Paese ha dato il suo contributo attraverso un paniere di proposte (tra le quali, l’incentivazione fiscale ed economica dei programmi di collaborazione europea per nuovi equipaggiamenti), ci mette tuttavia in guardia sulla tutela delle capacità italiane e sui possibili tentativi di conquista da parte dei Paesi coinvolti. Capacità made in Italy, che, nonostante molte difficoltà, invece si muovono su uno scacchiere più ampio: i finanziamenti previsti all’interno della legge 808 e i contratti di sviluppo (pari a 350 milioni per il comparto spaziale dal Fondo di sviluppo e coesione) indicano la volontà, da parte del ministero dello Sviluppo economico, di giocare una partita in modo serio e strutturato. Lo stesso progetto promosso dal Mise (Industria 4.0) può offrire opportunità importanti per il comparto, oltre che per il settore della cyber-security. Le sfide dell’autunno si sono comunque aperte con un grande successo per l’Italia: l’inizio dei lanci commerciali del Vega di Avio che ha mandato in orbita i satelliti di Google. La prova che i fondi pubblici ben spesi garantiscono grandi ritorni, non solo di immagine, ma anche in termini di contratti. Investire in difesa significa quindi coniugare sicurezza e crescita economica. Speriamo che Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan nel redigere la manovra non lo dimentichino!