Cosa ne pensano i generali Arpino, Camporini e Tricarico della relazione dello Corte dei Conti sugli F-35

Di Valeria Serpentini

Continua la battaglia ideologica sugli F-35, che non si ferma neanche davanti alla relazione positiva della Corte dei Conti sulla partecipazione italiana al programma Joint Strike Fighter. Il documento, che si basa su cifre note e relazioni rilasciate anche dal ministero della Difesa, non dice nulla di nuovo, se non insistere sulla necessità di non ostacolare i lavori di un tessuto industriale che cerca di ammodernare le dotazioni militari del nostro Paese in un momento storico particolarmente critico sotto il punto della difesa e della sicurezza collettiva.

ALTA TECNOLOGIA PER LA DIFESA ITALIANA

“In Italia i non esperti della politica continuano a intendere l’F-35 come esclusivamente un aeroplano – ha affermato il generale Mario Arpino in una conversazione con Airpress –. In realtà si tratta di un sistema d’arma complesso che include mare, terra, cielo e altri sistemi d’arma, non paragonabile a nessun altro velivolo precedente. E’ importante che le istituzioni capiscano di cosa si tratti, sempre che vogliano farlo”.

NUMERI IMPORTANTI

In gioco ci sono tanti interessi di difesa e opportunità di crescita economica e industriale. Come ricorda la Corte dei Conti: “Il volume economico stimato per i prossimi vent’anni, pur nella sua visione più ottimistica, assume dimensioni ragguardevoli (circa 14 miliardi) e non va sottovalutato l’effetto moltiplicatore sull’indotto”.

COSA DEVE FARE LEONARDO

E di questo anche la nostra industria se ne deve rendere conto. Il generale Arpino richiama qui l’attenzione di Leonardo-Finmeccanica, che sul programma, ricorda, è sempre stata divisa. Fino ad oggi “ha preferito fare quello che sa già fare perché si guadagna di più e costa di meno. Ma non è un buon metodo per continuare a marciare verso il futuro sotto il profilo tecnologico. Dovranno ripensarci anche loro e speriamo che con Alessandro Profumo lo facciano”.

I VANTAGGI PER LE PMI

Ma a trarre vantaggio dal programma sono non solo le grandi aziende, ma anche tutto il tessuto di piccole e medie imprese che caratterizzano il sistema economico italiano. “Grazie alla partecipazione al programma – ha ricordato oggi il generale Vincenzo Camporini durante un’intervista con Formiche.net – tante PMI hanno avuto accesso, o hanno creato loro stesse accesso, a nuove tecnologie”. E in un futuro non tanto lontano, le prospettive di crescita, anche occupazionale, sono rilevanti. Ad oggi siamo in una fase che non permette di evidenziare ampi margini di profitto e occupazione, ma non appena il programma sarà a pieno regime, ovvero quando inizieranno anche le attività di manutenzione dei velivoli europei, che faranno riferimento anche allo stabilimento di Cameri, i numeri dell’occupazione saliranno notevolmente (inizialmente si era parlato di 10mila posti di lavoro, come ricordato dal generale Leonardo Tricarico in una intervista pubblicata oggi su Formiche.net).

LE NECESSITA’ DI SICUREZZA

Da non sottovalutare, poi, le esigenze – non secondarie – della difesa. A tal riguardo, “a chi oggi ha chiesto un maggior acquisto di Canadair piuttosto che di F-35 – ha affermato il generale Camporini –, chiedo di leggere i giornali italiani e anche quelli internazionali per vedere in che razza di mondo viviamo e se è il caso di restare disarmati alla mercé degli Haftar di turno o se, invece, sia necessario essere in grado di avere una politica nazionale. Se il programma venisse bollato, entro quattro o cinque anni saremmo senza capacità aeree d’attacco, essenziali per la difesa del Paese”.

L’aeronautica sta già utilizzando l’aereo e, come ha sottolineato il generale Tricarico, c’è una grande attesa per la ricezione di altri velivoli, in modo da mettere a sistema una capacità operativa straordinaria che nessun altro sistema aeronautico possiede.

IL RUOLO EUROPEO DELL’F-35

L’F-35 può giocare il suo ruolo anche in termini europei. Di questo ne fa cenno proprio il generale Tricarico il quale ha affermato: “Il programma F35 ha in prospettiva un forte contenuto europeo, ammesso che lo si voglia fare. Ci sono già cinque Paesi europei che se ne stanno dotando: perché non trovare le ragioni per poter far fronte insieme, anche con gli Stati Uniti, a un processo di integrazione e, in un certo senso, europeizzare l’F-35? Si tratterebbe di una mossa coerente con quanto dichiarano da tempo i detrattori del programma, di costruire un’Europa della Difesa”.

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