, In Evidenza

Si è tenuto nella giornata di ieri al ministero dello Sviluppo economico un ulteriore incontro sulla situazione di Piaggio Aerospace. Dal tavolo sono emersi alcuni elementi di novità, tra cui che lo strumento della Golden Power – riportano diversi organi di stampa – deve solo tutelare le attività “legate alla difesa” e che pertanto non “può influenzare il piano industriale”.

Il piano quinquennale, varato a dicembre scorso, che – sottolinea l’azienda ligure, controllata dal fondo emiratino Mubadala – ha il supporto dell’azionista e dei principali stakeholder, tra cui governo e Aeronautica Militare, si sviluppa intorno a una serie di pilastri strategici, a cominciare dalla ristrutturazione finanziaria, da attuarsi con un’iniezione di liquidità da parte dell’azionista, pari a 255 milioni di euro e riacquisto totale del debito. Accanto a questo progetti e sviluppi operativi, che vedono un rinnovato focus sul programma P.1HH Hammerhead, (le prime consegne sono previste quest’anno); un accordo con il partner Leonardo “volto a rafforzare l’attuale partnership industriale nell’ambito settore difesa e sicurezza”; l’avvio di una nuova strategia di produzione e commercializzazione per il turboelica civile P.180 Avanti, “che non esclude la valutazione di potenziali opportunità di partnership” e la cessione delle attività relative a motori e manutenzione civile.

A scontentare il sindacato durante l’incontro di ieri al Mise, a cui hanno partecipato il sottosegretario Teresa Bellanova e un esponente della presidenza del Consiglio, oltre alle organizzazioni sindacali di Genova e Savona, la ricerca di un acquirente per la parte motori e la cessione delle proprietà intellettuali sul P180, che coinvolge 23 persone. “Nel 2016 il governo aveva rigettato il piano industriale, oggi invece ha confermato essere l’unica soluzione per dare continuità all’ impresa, senza spiegarci le motivazioni”. Dichiara Fiom-Cgil, che chiede garanzie occupazionali, retributive e contrattuali.

“Perdere i motori – dice ad Airpress Carlo Festucci, segretario generale Aiad -, e perdere non significa necessariamente pensare che debba rimanere in mano a Piaggio Aerospace, ma che esca da mani italiane, non sarebbe una cosa positiva, dato che la parte manutentiva rappresenta una parte delicata per tutto quello che significano le scuole di volo e la manutenzione dei velivoli dell’Aeronautica militare o degli elicotteri dell’Esercito”.  Auspicabile una soluzione industriale nazionale anche per gli aerei commerciali. “Se cediamo questa parte ai cinesi – prosegue Festucci – chi ci assicura che poi in Italia non lasceranno nulla?”. A questo proposito tra le condizioni poste dal governo per la cessione del ramo dei P180 ai cinesi, c’è la totale separazione tra settore commerciale e militare.

Riguardo il programma Hammerhead (che prevede già il P.2HH) “considero fondamentale che rimanga in Italia. La parte unmanned – spiega infine il segretario dell’Aiad – rappresenta un elemento strategico da tutelare, possibilmente all’interno di accordi con altre aziende italiane, come Leonardo, anche in prospettiva di quello che potrà succedere a livello europeo, dove ci sarà in futuro un drone. Avere capacità forti nel nostro Paese ci consente di avere un ruolo internazionale”.